Sebbene attorno a questa parola si crei sempre un alone di diffidenza, in realtà circa l’80% della popolazione si deve confrontare con momenti di depressione, frustrazioni o delusioni. Il “disagio” che ne deriva può influenzare molto la qualità della vita.

Per maggior chiarezza va distinto il singolo evento dalla quotidianità; solo la persistenza di uno stato emozionale alterato lo classifica come disagio. Nella vita ordinaria è normale talvolta sentirsi tesi, depressi, ansiosi o stressati. Se il malessere si presenta saltuariamente è tollerabile e possiamo conviverci, ma se persiste segna un solco indelebile nella vita definendo un prima e un dopo.

Contrariamente a quanto le persone affermano comunemente però, non si presenta all’improvviso, ma è sempre preceduto da piccoli segnali, avvisaglie di un pericolo imminente a cui non viene dato peso. In molti casi, una attenzione maggiore agli accadimenti avrebbe potuto mettere la persona in guardia costringendola ad agire preventivamente.

Il disagio, infatti, è solo la manifestazione finale di “qualcosa” che non viene affrontato, di un processo mentale o fisico trascurato, di una decisione presa senza tenere in considerazione le vere aspettative. Le persone che non riescono ad esprimere le proprie emozioni sono vittime designate perché credono che solo gli elementi tangibili della realtà siano degni d’attenzione. Anche le paure incidono profondamente sulle nostre decisioni e possono portarci a un’esistenza triste, carica di dolore, disorientamento, rabbia.

Conoscere quindi le cause e i possibili scenari alternativi a un disagio può aiutarci a superare le difficoltà e darci la possibilità di vivere una vita più serena.

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