Nella vita quotidiana molti comportamenti sono vere e proprie abitudini. Per esempio, posare il cellulare o le chiavi dell’auto sopra una determinata mensola, una volta rientrati in casa, rappresenta un’abitudine. Anche rosicchiarsi le unghie quando si percepisce ansia o nervosismo è un’abitudine. Gli atteggiamenti consuetudinari si formano quando una certa azione viene ripetuta con una cadenza frequente. Alcune abitudini facilitano la vita: sapere che le chiavi di casa le possiamo trovare sempre sopra quella determinata mensola ci aiuta a non doverle cercare con affanno quando dobbiamo improvvisamente uscire di casa. Altre abitudini, però, sono disfunzionali e possono provocare reazioni dannose per noi e/o per le persone con le quali interagiamo.
La buona notizia è che abbiamo la capacità di modificare le cattive abitudini. Come affermò l’eminente biologo statunitense, Gereld Edelman, premio Nobel per la medicina: “Quando un’abitudine è disfunzionale, per sostituirla con un’altra più efficace occorre praticare l’abitudine migliore – e inibire la peggiore – con una frequenza sufficiente a far sì che alla fine il circuito neuronale della vecchia abitudine cada in disuso… mentre i circuiti del comportamento migliore si rafforzano sempre più”. Per modificare e sostituire abitudini disfunzionali con altre migliori ci può venire in aiuto la pratica meditativa, come hanno dimostrato numerosi studi scientifici, tra cui quelli condotti da Richard Davidson.
In particolare, la meditazione di consapevolezza permette di sviluppare l’attenzione cosciente nel qui e ora. Quando vogliamo cambiare un nostro comportamento che non ci piace prima di tutto possiamo riconoscere proprio quel comportamento dandogli un nome: se provo rabbia posso pronunciare mentalmente “so che sto provando rabbia”. Nel momento in cui diamo un nome all’emozione o all’azione che non ci piace stiamo compiendo il primo passo per cambiarla. In seguito, ci fermiamo, compiamo un bel respiro profondo e decidiamo consapevolmente di modificare il nostro comportamento abitudinario. Nutrendo questo atteggiamento consapevole abbiamo la capacità di cambiare abitudini disfunzionali, sostituendole con comportamenti migliori per noi e per gli altri.