Se l’amore assomiglia a una favola

Vivere, soffrire, crescere

L’amore è l’unico sentimento in grado di amplificare le nostre sensazioni sia in senso positivo che negativo. È talmente potente e inspiegabile che nessuna delle scienze umane è stata in grado di darne una spiegazione esaustiva. Per questo motivo viene spontaneo affidarsi alle parole degli scrittori anziché a quelle degli studiosi della mente. Per favorire la comprensione dovremmo lasciare che le favole e i miti lavorino nella nostra mente agendo sulle parti inconsce e sulle fantasie senza creare troppe sovrastrutture razionali. Procedendo per ordine quindi potremmo analizzare ed elaborare i contenuti in modo intuitivo per poi spiegarli e ragionarli.

Un esercizio mentale

Per meglio comprendere il meccanismo proviamo a calarci in questa storia antica lasciando che la nostra mente sia libera di identificarsi con un personaggio e spazi, con associazioni libere, all’interno del racconto.

«Una coppia di monarchi aveva tre figlie belle ed aggraziate, ma la bellezza della minore, Psiche, era talmente perfetta che la gente cominciò a paragonarla a Venere e a venerarla come una Dea. Questa condizione, non solo le scagliò contro l’ira della Dea Venere, ma le impediva anche di trovare un uomo disposto ad avvicinarsi a lei e chiederla in moglie, cosa di cui Psiche soffriva moltissimo. Venere aveva meditato la sua vendetta con l’aiuto del figlio Amore, a cui chiese di scoccare una delle sue frecce per far innamorare la bella fanciulla dell’uomo più indegno, brutto e bieco della terra. Egli però colpì accidentalmente il proprio piede e si innamorò perdutamente di Psiche. Il padre di Psiche, nel frattempo, chiese ad un oracolo come alleviare le sofferenze della figlia che pareva destinata alla solitudine a vita. Il responso fu tremendo: Psiche doveva essere condotta con una cerimonia nuziale funebre su di una vetta brulla dove un animale mostruoso l’avrebbe presa in moglie. Con la morte nel cuore, i genitori di Psiche obbedirono all’oracolo, ma la ragazza venne prelevata da Zefiro, mandato da Amore, e portata al suo castello.

Qui Psiche venne trattenuta, servita e riverita in ogni sua necessità da ancelle invisibili e sedotta ogni notte da Amore, che però non le si palesò mai per paura delle ire della madre, Venere. Psiche si invaghì del suo misterioso amante e non seppe vincere la curiosità di vedere il suo volto. Spinta dalle sorelle maligne, una notte andò nella stanza di Amore armata di un coltello e una lanterna, illuminò il volto di Amore convinta di vedere una creatura deforme, bestiale e maligna, ma, mentre ammirava il bellissimo ragazzo che lei giaceva davanti addormentato, una goccia d’olio bollente lo bruciò ed egli, deluso da questo tradimento, scappò via.

Straziata dal dolore tentò più volte il suicidio, ma gli dei, mossi a compassione, glielo impedirono. Dopo essersi vendicata delle sorelle, vagò per le città nella speranza che gli Dei le concedessero la loro benevolenza e le facessero riabbracciare il suo amato, fino ad arrivare al tempio di Venere per espiare definitivamente la propria colpa. Venere sottopone Psiche a 4 impossibili prove: nella prima, dovette suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali; disperata, non provò nemmeno ad assolvere il compito, ma un gruppo di formiche venute in suo soccorso portarono a termine il compito. La seconda prova consisteva nel raccogliere la lana delle pecore dal vello d’oro. Mentre si accingeva a svolgere il compito, una canna le consigliò di aspettare la notte per affrontare la prova, le pecore infatti diventavano molto aggressive con il sole. Per superare la terza prova dovette riempire un’ampolla con acqua di una sorgente posta nel mezzo di una cima liscia e a strapiombo.

L’aquila di Giove giunse in suo aiuto. L’ultima prova consisteva in una discesa negli inferi per farsi dare da Persefone un po’ della sua bellezza. Psiche, senza speranza, tentò di buttarsi da una torre; la quale si animò e le indicò come assolvere la missione. Durante il ritorno, incuriosita, aprì l’ampolla che Persefone le aveva donato per Venere, nonostante le fosse stato espressamente proibito… e cadde in un sonno profondo. Mentre accadevano tutte queste cose, Amore la cercava disperatamente. Quando infine la trovò riuscì a imbrigliare la nuvola soporifera e la risvegliò. A questo punto chiese l’aiuto del padre, Giove, chiedendogli di intercedere con la madre per consentirgli di vivere accanto a lei. Giove decise di accontentare il figlio, ricongiunse i due innamorati e donò a Psiche l’immortalità trasformandola nella protettrice delle fanciulle. Dall’unione dei due nacque una bambina che chiamarono Voluttà…»

L’amore come una favola

Bruno Bettelheim, psicanalista austriaco, colloca questa favola nella tradizione dello sposo-animale, come La Bella e la Bestia, Il Principe Ranocchio, ecc. Anche se in questo caso l’Amore non ha sembianze di una bestia, la trama e lo svolgimento presentano numerose analogie. In questo racconto possiamo leggere l’evolversi dell’amore nel corso del tempo e il cambiamento riguardo la sessualità. La vita piacevole e monotona che Psiche, come Bella, conduce a palazzo, rimanda mentalmente a una dimensione infantile e totalmente autoreferenziale. La vita però, come nel racconto, pone le persone (e il loro modo di vivere l’amore) di fronte a difficoltà e sfide che si possono superare solo attraverso la conoscenza di sé e dell’altro. Psiche fa ciò che non dovrebbe e da questo ne derivano una serie di difficoltà… Solo dopo averle superate la fanciulla sarà in grado di vivere un amore più consapevole e maturo.

Il dolore, non a caso, ha un ruolo centrale; è impossibile maturare e acquisire profondità psichica senza affrontare il dolore emotivo. Il dolore è il motore della crescita anche di Amore che deve passare da un atteggiamento fatuo e irresponsabile (tipico dell’adolescenza), ad uno più ponderato e maturo attraverso il superamento del tradimento della fiducia da parte di Psiche, il perdono e la compassione per i travagli dell’amata. Le traversie di Psiche suggeriscono la difficoltà di far incontrare e coesistere le qualità psichiche (Psiche) e la sessualità (Amore).

L’articolo completo redatto dalla Dott.ssa Linda Degli Esposti e dalla Dott.ssa Simonetta Migliorini è pubblicato sul numero 80 di Vivere lo Yoga 

 

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