Fomo è l’acronimo delle parole inglesi Fear of Missing Out. Si tratta della “paura di essere estromessi da un evento o circostanza che si percepisce o si pensa sia piacevole”. Questo neologismo – Fomo – è emerso di pari passo con la sempre più forte dipendenza delle persone dai social network e, più in generale, dal mondo virtuale.
Il web ha permesso una massiccia condivisione di foto, video ed esperienze e ciò ha accresciuto negli adulti e in particolare fra gli adolescenti e i giovani, la paura di essere tagliati fuori da esperienze vissute da amici, conoscenti, familiari. Questa “paura” – se duratura – può diventare una vera e propria patologia. Patologia che si esprime diventando facilmente condizionabili da ciò che fanno gli altri e dipendenti, quindi, dall’utilizzo della tecnologia digitale e dei social. In ambito psicologico e psichiatrico, tale disagio è accompagnato da un eccesso di ansia e da disturbi che possono essere assillanti.
Dall’Homo sapiens al Fomo sapiens
Non aver avuto la possibilità di partecipare a un certo evento – che può essere di carattere pubblico (per esempio, un concerto o una festival) o privato (come una festa o una reunion tra amici) – può creare le basi del disagio definito appunto “fomo”. Si percepisce l’angoscia di non essere all’altezza di coloro che vi hanno preso parte e che sono stati in qualche modo “protagonisti” di quell’evento. Poiché questo concetto è piuttosto recente, le analisi e le ricerche in merito sono ancora poche, nonostante il fenomeno sia sempre più diffuso. Lo si ritrova ampiamente in ambito economico-finanziario. In questo caso, si parla di ansia innescata dalla paura di non carpire l’investimento o l’operazione monetaria migliore e più redditizia.
Non a caso, tra i primi a utilizzare questo acronimo e ad analizzare i disagi connessi al Fomo è stato Patrick J. Mcginnis. Investitore istituzionale, Mcginnis ha utilizzato per la prima volta il termine Fomo nel 2004, per parlare proprio di se stesso, quando studiava presso la Harvard Business School. Da allora, ha cercato di comprendere meglio il fenomeno, rintracciando anche possibili soluzioni per prevenirlo e trattarlo.
Le sue considerazioni le ha sintetizzate nel volume dal titolo emblematico “Fomo Sapiens” (BUR Rizzoli). Un testo di 246 pagine, in cui definisce il disturbo Fomo così:
“Vi capita mai di sentirvi stressati davanti alle foto strepitose (attenzione: accuratamente selezionate, ritoccate e photoshoppate) postate da amici, parenti e celebrità sui social network? […] Voi state lì a cincischiare col cellulare, mentre tutte quelle persone stanno vivendo esistenze infinitamente più interessanti, eccitanti, gratificanti e – diciamocela tutta – ben più degne di Instagram della vostra. Questa sensazione si chiama FOMO, ovvero Fear Of Missing Out, la paura di restare tagliati fuori. E i suoi effetti sono dilaganti“.
Nel libro, l’Autore suggerisce alcune strategie per non lasciarsi travolgere dai social e dai condizionamenti. Per esempio:
- è importante imparare a prendere le decisioni in modo autonomo;
- valutare la scelta migliore in base ai costi e ai benefici;
- darsi delle priorità;
- ascoltare la voce interiore dentro di sé;
- lasciar andare e disconnettersi per un po’ dai social e dal web.
Ri-centrarsi grazie allo yoga
Seguire un cammino yoga e meditativo certamente aiuta a sviluppare maggiore consapevolezza di se stessi e della realtà. Aiuta anche a capire quando si perde il proprio centro e ci si lascia trascinare da mode e stili di vita che alterano l’equilibrio psicofisico. Quindi, preveniamo “la Fear Of Missing Out” praticando tanto yoga.