Le preoccupazioni, le emozioni e i pensieri disturbanti talvolta sembrano avere il sopravvento. Ciò che soggettivamente si ritiene negativo lo si ricorda e lo si immagazzina di più. Secondo Elsa Punset, filosofa e specialista dell’intelligenza emozionale, noi esseri umani siamo programmati per sopravvivere. Il nostro cervello percepisce gli eventi e le situazioni considerate negative come una minaccia alla sopravvivenza e per questo si tende a non dimenticare tutto ciò che ci dà fastidio, o ci ferisce. Ecco perché molte persone danno importanza a quelle emozioni “negative”, proprio perché vengono assimilate e ricordate maggiormente rispetto a quegli eventi e situazioni più piacevoli e gioiosi.
Relativizzare le negatività
Da un punto di vista scientifico, le emozioni non vengono catalogate in positive o negative. Ciò si spiega col fatto che le emozioni non hanno un carattere intrinsecamente negativo. Infatti, non tutte le emozioni ritenute negative sono davvero tali. Per esempio, un fallimento – come un esame non superato, o un progetto non riuscito – in una prima fase può essere vissuto come un dramma. Ma quello stesso fallimento può servire per crescere, per capire in cosa si è sbagliato e per non ripetere così lo stesso errore. Il fallimento e la sensazione di frustrazione che ne consegue diventano così circostanze ed emozioni che permettono di evolvere. Ci sono quindi emozioni “negative” necessarie per crescere.
Quando le preoccupazioni non sono necessarie
Ci sono alcune piccole preoccupazioni o fastidi, come aspettare in un ufficio obbligati a fare la fila oppure rimanere bloccati in mezzo al traffico, che assorbono molta della nostra energia. Ci danno talmente fastidio che hanno il potere di alterare l’umore. Alcune preoccupazioni non sono di alcuna utilità. Più ci preoccupiamo, più accresciamo il potere deleterio di eventi e/o sensazioni. Per questo, in determinate circostanze occorre fermare quei meccanismi abitudinari che in qualche modo ci fanno rimanere attaccati alle preoccupazioni. Per poterle superare occorre lasciarle andare.
Superare gli ostacoli
Per lasciare andare le preoccupazioni occorre abbandonare il pilota automatico ed esternare quelle emozioni/sensazioni che causano la preoccupazione. Occorre lasciar andare pensieri ed emozioni che ci impediscono di avanzare. Un buon metodo è la pratica meditativa. Attraverso la meditazione possiamo individuare ciò che ci preoccupa, per poi lasciar andare all’esterno quella preoccupazione. Per far ciò si può ricorrere alla meditazione sul respiro.
Nella postura assisa meditativa si inizia a porre l’attenzione al respiro spontaneo. Dopo qualche minuto, mentre si inspira si ripete mentalmente “inspiro gioia”, poi con l’espiro si ripete mentalmente “lascio andare, lascio andare”. Mentre si ripete la frase “lascio andare” si può specificare l’emozione o la sensazione che ci causa preoccupazione. Per rafforzare la pratica, mentre si espira si visualizza un fumo grigio, simbolo di ciò che ci preoccupa, che si allontana e che si dissolve poi nell’aria.