Karma è una delle parole più note, e spesso fraintese, in Occidente. La sua origine etimologica deriva da kri che significa “agire”, quindi karma , in sanscrito, significa “azione”. Il Karma Yoga è dunque lo Yoga dell’azione e consiste nell’agire e nel servire gli altri in modo disinteressato, con devozione e compassione. Con lo Jnana Yoga, il Raja Yoga e il Bhakti Yoga, esso rappresenta una delle quattro vie che conducono alla realizzazione spirituale. Come affermò Swami Ramdas: «Lo yoga è il sentiero grazie al quale l’anima individuale realizza la sua vera natura di immortalità, di onnipresenza, di pace e di felicità».
Il Karma Yoga è una delle vie di sviluppo spirituale, che permette di raggiungere la liberazione e il benessere attraverso la pratica dell’azione cosciente. Coinvolge ogni azione e ogni attività. Agendo in modo disinteressato e compassionevole si spengono le conseguenze del karma passato portando l’individuo a uscire dal ciclo delle nascite e delle morti (samsara). Il Karma Yoga si basa sugli insegnamenti inscritti nella Bhagavad-Gita. Centrale è soprattutto il dialogo tra Krishna e il principe Arjuna, grazie al quale emergono gli elementi fondanti il Karma Yoga, come la disciplina, la saggezza, l’altruismo, il non attaccamento, il senso di pietà e di pace.
Chi pratica il Karma Yoga si ricorda sempre che ogni azione bisogna compierla in modo disinteressato. Occorre ricercare la perfezione nelle azioni, concentrarsi e farle il meglio possibile. Bisogna avere fiducia nelle proprie capacità, senza nutrire paura o angoscia per i risultati, e senza agire per un interesse personale. Importante è anche l’intenzione con cui si compie l’azione: i risultati possono variare molto se l’azione nasce da egoismo, gelosia, collera o paura. Invece le azioni disinteressate, fatte con altruismo e gioia, sviluppano compassione, riconciliazione. Quindi a Natale, e non solo, compiamo Karma Yoga per spargere semi di amore e pace.