Asana

In questa sezione esploreremo insieme alcuni dei più famosi asana.

Il numero di queste “figure del corpo” è tradizionalmente considerato essere 8.400.000, come riporta il testo della Gheranda Samhita. Probabilmente questo è un numero simbolico, che fa però capire quanto il corpo possa essere plastico quando la mente è rilassata e ricettiva.

Il corpo è il terreno fecondo attraverso cui si possono esprimere le facoltà mentali e sensoriali. Se consideriamo che nel corpo umano sono presenti tredici articolazioni principali possiamo intuire il numero di esponenziali possibilità di espressione disponibili. Nello specifico, la parola “Asana” significa “posizione” e secondo Patanjali deve avere due principali caratteristiche, cioè essere “sthira” e “sukham”, cioè stabile e comoda, confortevole. Occorre cimentarsi per diverso tempo con costanza e impegno prima di avvertire stabili e comode la maggior parte delle posizioni Yoga, ma con passione e dedizione i risultati arriveranno. Questi però non rappresentano un traguardo, in quanto la perfetta esecuzione non avviene per un fine esibizionistico, puramente dimostrativo, ma ricerca un obiettivo ben più alto, spirituale. Tramite gli asana, il corpo si purifica e l’energia, il prana, viene sublimata e spinta dai Chakra più bassi, legati alla materia, verso quelli più alti, legati agli elementi più sottili.

È stato proprio uno dei grandi maestri di yoga del Novecento, B.K.S. Iyengar, ad affermare: “Il corpo è il mio tempio, gli Asana sono le mie preghiere”. Quindi cerchiamo di avvicinarci a questa disciplina con un anelito spirituale, con profonda umiltà, e gratitudine per quello che siamo e per il cammino che stiamo percorrendo, mantenendo costante nel contempo un grande rispetto per il nostro corpo.

Ogni Asana agisce principalmente su determinate fasce muscolari, su alcune articolazioni e su alcuni Chakra e può bilanciare o aggravare i Dosha, ovvero gli elementi costituzionali di cui parla l’Ayurveda. Affinché la postura abbia un effetto così profondo va mantenuta per un certo periodo di tempo. Inizialmente possiamo arrivare almeno a cinque respiri, poi è bene aumentare questi tempi, arrivando anche a una ventina di respiri per ogni posizione, in modo che il corpo ceda progressivamente le proprie resistenze, i muscoli si rilassino e il sistema nervoso ritrovi il suo naturale stato di equilibrio. La pratica diventa così introspettiva e risanante.