Coltivare la gentilezza fa bene agli altri e a se stessi

Il 13 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata della Gentilezza. Una data che si celebra a livello internazionale dal 1997, e in Italia dal 2000. Perché è così importante dedicare un intero giorno a questa qualità?

In molti ambienti, sia reali sia virtuali (si pensi ai social network), si verificano sempre più episodi in cui emergono sentimenti come rabbia e odio. È persino diventata purtroppo ben nota la parola inglese “haters”, a indicare coloro che, nascondendosi nel web sotto profili virtuali e spesso falsi, esprimono odio contro chi “è diverso” da loro o la pensa in modo differente. Già nel 2018, il rapporto Censis evidenziava come gli italiani siano diventati sempre più incattiviti e rancorosi. C’è chi sostiene che l’antica massima del filosofo inglese Thomas Hobbes, ovvero “homo homini lupus” sia sempre valida. Ma è davvero così? Secondo le pratiche contemplative non è proprio così.

gentilezza giornata mondiale

La gentilezza si può coltivare

“Come la gioia e il senso di benessere, la compassione e la gentilezza amorevole sono parti integranti dei nostri cuori e delle nostre menti, e quindi sono già presenti in noi. Forse sono semplicemente incustoditi e inosservati, oscurati dall’abbondante vegetazione che solitamente ingarbuglia le nostre menti, preoccupati come sempre delle nostre fittissime agende”, afferma Jon Kabatt-Zinn, biologo statunitense, ideatore del metodo Mindfuness-Based Stress Reduction (MBSR).

Persino il noto economista statunitense Jeremy Rifkin ha affermato che “Quando gli si dà l’occasione, l’essere umano è naturalmente disposto a collaborare con gli altri per la pura gioia di contribuire all’interesse generale”.

La meditazione è una pratica efficace per far emergere sentimenti di gentilezza. Grazie ad essa abbiamo la possibilità di fermarci, di essere presenti a noi stessi e di calmare la mente. In una simile condizione diventiamo più lucidi, consapevoli e alimentiamo qualità positive, come la gentilezza sia verso noi stessi, sia verso gli altri. Occorre però che la pratica meditativa sia costante. I praticanti buddhisti parlano di “metta”, riferendosi all’amorevole gentilezza che consiste nel desiderare il bene per sé e per gli altri. A tal proposito viene proprio incoraggiata la meditazione sulla gentilezza amorevole. Per approfondirla clicca qui.

Il potere della gentilezza

 

“Quando il nostro linguaggio è dolce e amorevole, riusciamo a trasformare fino in fondo la rabbia, la paura, il risentimento e il sospetto nella nostra comunicazione. L’intenzione della parola amorevole sta tutta nel comprendere l’altro ed essere compresi”, afferma Thich Nhat Hanh, monaco buddhista vietnamita e maestro di meditazione.

Coltivando la gentilezza attiviamo in noi risorse interiori molto potenti e benefiche, che addirittura fanno bene alla nostra salute. Su questo sono state portate avanti diverse ricerche. Tra queste segnaliamo quella pubblicata sul Journal of Health and Social Behaviour che analizza gli effetti delle attività di volontariato in cui è necessario dimostrare sempre atti di gentilezza verso gli altri. I ricercatori hanno constatato che le persone che si dedicano regolarmente ad aiutare gli altri sono meno inclini a essere depressi, sviluppano una maggiore felicità e hanno una più alta autostima. Inoltre, sono meno soggetti a contrarre la malattia di Alzheimer. Quando coltiviamo un atteggiamento intriso di gentilezza e quando la gentilezza diventa un’attitudine naturale, stimoliamo in noi anche sostanze biochimiche che ci fanno sentire bene. Per esempio vengono stimolate l’ossitocina e la serotonina, grazie alle quali ci sentiamo più felici e allontaniamo la depressione.

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