In ogni tradizione mistica il canto ha da sempre un ruolo centrale. Nella cultura induista kirtan e mantra sono aspetti importanti della pratica yogico-meditativa devozionale. Mantra è un termine sanscrito composto da due parole: Mana (mente) e Tra (liberazione). I Mantra – che possono essere semplici sillabe, o parole – convogliano e creano sacre vibrazioni sonore che liberano la mente se vengono cantate nel modo prescritto. La vibrazione del mantra penetra in profondità, attivando una straordinaria energia creativa e benefica. È un’energia che permette di raggiungere l’equilibrio tra corpo, mente e coscienza.
I Kirtan rappresentano i canti spirituali con cui si ripete un Mantra. Questi canti devozionali hanno un’origine che si perde nella notte dei tempi. Gli effetti positivi del canto sono stati analizzati da vari studi, che ne hanno infatti messo in evidenza i benefici sulla mente. Una di queste ricerche pubblicata sulla rivista Frontiers of Psychology mostra come i canti spirituali producano cambiamenti psicologici positivi. Si tratta di una ricerca avviata dal Centro di Studi Buddhisti dell’Università di Hong Kong.
Ai partecipanti della ricerca è stato chiesto prima di guardare immagini negative o cosiddette neutre, poi di cantare uno specifico mantra buddhista (il mantra Amitabha). I partecipanti che hanno cantato il mantra disattivavano gli influssi negativi delle immagini prima osservate; quei partecipanti che invece non cantavano alcun mantra continuavano a subire gli effetti di ansia o paura prodotti dalle immagini negative viste in precedenza.
Il Dottor Andrew Newberg, neuroscienziato statunitense, ha studiato gli effetti dei canti spirituali sul cervello, in particolare canti e preghiere Sikh e buddhiste. Dalle sue analisi è emerso che tali canti hanno un impatto positivo sul cervello simile a quello della pratica meditativa. Ancora una volta la ricerca moderna dimostra ciò che rivelano da millenni le antiche scritture e le pratiche orientali.