Praticando la meditazione buddhista ci si prefigge di andare oltre la sofferenza e di alimentare la felicità. Come affermano la Terza e la Quarta Nobile Verità noi possiamo eliminare la sofferenza seguendo un cammino meditativo, e lavorando affinché le cause che producono la sofferenza vengano meno. Attraverso la pratica regolare della meditazione impariamo a coltivare compassione, empatia e generosità. L’aspetto interessante è che più si praticano gesti altruistici più la felicità aumenta. A questo c’è una spiegazione scientifica. Come ha messo in evidenza uno studio pubblicato dalla rivista Nature Communications la generosità attiva determinate zone del cervello legate proprio alla sensazione di felicità.
Lo hanno rilevato ricercatori dell’Università di Zurigo mettendo a punto un insolito esperimento che ha coinvolto 50 persone. Ognuna ha ricevuto 25 franchi svizzeri (circa 23 euro) alla settimana. La metà poteva tenere per sé la somma, mentre l’altra metà doveva donarla a chi ne aveva bisogno o a parenti e amici. Dai dati raccolti utilizzando la tecnica chiamata dell’imaging a risonanza magnetica è emerso che coloro che si sono impegnati a donare il denaro avevano un livello di felicità superiore rispetto a chi teneva per sé i 25 franchi svizzeri. Lo studio offre dati comportamentali e neurologici in favore di un forte legame tra altruismo e felicità.
Da un punto di vista puramente economico donare proprie risorse a favore degli altri sarebbe “irrazionale”. C’é chi sostiene che la generosità sia spiegata da motivazioni legate al prestigio sociale del donatore. Altri sottolineano come gesti generosi migliorino la coesione e la cooperazione. Lo studio condotto all’Università di Zurigo prova invece scientificamente, da un lato, che essere altruisti fa bene, poiché aumenta il livello di felicità, e dall’altro, che avere più soldi non comporta, di contro, un aumento del senso di felicità.