Lo yoga delle origini – così come tramandato dai testi antichi – aera caratterizzato dalla predominanza di una ristretta élite di uomini. La pratica era una prerogativa maschile, così come imperavano le divinità maschili che formano la Trimurti, ovvero Shiva, Vishnu e Brahma.
Tuttavia, il culto dell’energia femminile e della Grande Madre Divina si perde nella notte dei tempi. Se guardiamo alle fonti e consideriamo il mito che ruota attorno alla diffusione dello yoga possiamo notare che divinità maschili e divinità femminili hanno avuto ruoli centrali nella trasmissione delle conoscenze yogiche.
Una trasmissione al mondo resa possibile, secondo la mitologia induista, dalle tante domande che Shakti, sotto forma della dea Parvati, poneva a Siva: domande che spinsero il dio distruttore/creatore a rompere il silenzio e a rivelare i segreti dello yoga. Segreti uditi e appresi da un pesce, che divenne uomo proprio grazie alle conoscenze narrate da Shiva. Il pesce imparò lo yoga, sino ad allora noto solo dagli dèi, e divenne uomo, “Matsyendra”: nome che nella lingua sanscrita significa “Pesce fatto uomo”. Anche Saraswati – secondo il mito – passò le conoscenze a Brahma e poi ancora, un’oca o, secondo altre fonti, un cigno, che divenne Paramahaṃsa, udendo il discorso di Saraswati condivise quanto appreso ai sette Rishi.
Questo mito che spiega le origini della diffusione dello yoga è ancora più complesso. Qui desideriamo sottolineare l’importanza sia delle divinità femminili, sia di quelle maschili nel trasferire al mondo un vasto corpus di conoscenze.
Eppure, centrale rimane il principio creativo femminile, denominato Shakti, personificato nella forma delle dee indù Parvati, Kali, Durga e Saraswati.
Shakti è la forza creativa, è il principio femminile che ha originato tutto e tutti.
Si parla anche della Devi, la dea madre Devi. Associata a Shakti è l’energia Kundalini, simboleggiata da un serpente dormiente, arrotolato nel chakra radice, Muladhara. L’ascesa della Kundalini porta al risveglio della Shakti e al risveglio dell’energia interiore: il Sé si congiunge con l’energia dell’universo, diventando Uno.
Shakti è espressione di femminilità, creatività, ma anche fertilità, maternità.
Caratteristiche che si possono risvegliare con lo yoga.
Yoni Mudra
Tra le pratiche segnaliamo per esempio Yoni Mudra, collegato alla femminilità e alla fertilità. In sanscrito, “Yoni” significa “utero”, “grembo”, ma talvolta troviamo come suo significato anche “fonte” o “origine”. Yoni Mudra favorisce il risveglio del principio femminile.
Per eseguirlo si assume una posizione meditativa, assisa, a gambe incrociate, oppure si esegue partendo da Tadasana, la Posizione della Montagna.
Espirando, si posizionano le mani davanti all’area del corpo corrispondente il Chakra Svadhistana; gli indici, uniti, sono rivolti verso il basso. L’indice e i pollici delle mani formano tra loro uno spazio che richiama la Yoni. Il respiro avviene rimanendo in connessione con il plesso pelvico.
Shakti mudra
Shakti Mudra racchiude la forza dell’energia femminile e rappresenta un gesto rituale delle mani che armonizza corpo e mente.
Aiuta a calmare il sistema nervoso, perciò si rivela molto utile in caso di ansia, stress e disturbi del sonno. Sviluppa inoltre benefici a livello della regione pelvica.
Si assume una posizione meditativa assisa, con i palmi delle mani sul ginocchio. Gli occhi sono leggermente chiusi. Il respiro è lento e consapevole.
Si esegue Anjali Mudra. Distanziando leggermente tra loro le mani, si piegano i pollici al centro della mano; l’anulare e il mignolo della mano sinistra sono uniti a quelli della destra, mentre l’indice e il medio avvolgono leggermente pollice.
Il respiro è consapevole e focalizzato sulle mani.