Negli Yoga Sutra di Patanjali troviamo racchiusi insegnamenti ancora attuali, seguiti anche dagli yogi contemporanei. Tra i testi più importanti dello yoga classico, gli Yoga Sutra descrivono in modo sistematico e chiaro specifiche regole. Si tratta di norme e al contempo principi che occorre seguire per poter compiere il cammino yogico. Essi racchiudono gli otto stadi o passi del percorso che conduce al risveglio e alla piena consapevolezza.
Si parla in particolare dell’ottuplice sentiero, chiamato Ashtanga Yoga. Abbiamo parlato del primo stadio, gli Yama: ovvero l’insieme di principi etici e di regole di comportamento sociale, che aiutano il praticando a condurre un vita orientata all’armonia, alla purezza e alla gioia.
Gli Yama sono:
- Ahimsa, non violenza.
- Satya, sincerità.
- Asteya, non rubare.
- Brahmacarya, astensione e castità.
- Aparigraha, rinuncia.
Il concetto di Ahimsa indica l’assenza della volontà di nuocere a chiunque e in qualunque modo. Metterlo in pratica significa rispettare la vita e amare incondizionatamente non solo gli altri, ma anche se stessi. L’Ahimsa va di pari passo con il non-giudizio. Come scrisse Patanjali: “Una volta radicata nello Yogi la non-violenza (Ahimsa), in sua presenza cessa ogni ostilità”. Ahimsa è un principio fondamentale per nutrire la pace interiore e la pace nel mondo.
Ne abbiamo parlato in modo più approfondito qui.
Aparigraha ci mostra quanto sia importante non attaccarsi alle cose esterne, e quanto sia liberatorio abbandonare ogni forma di possesso. Più cose abbiamo e accumuliamo più rimaniamo dipendenti da quegli stessi oggetti.
Ne abbiamo parlato in modo più approfondito qui.
Adesso approfondiamo Satya, la verità.
Non si può certo parlare di Satya senza collegarsi all’Ahimsa. I vari Yama sono tra loro interrelati. Satya indica la sincerità, quindi la rinuncia alle falsità.
Le falsità si manifestano sotto vari aspetti:
- a livello verbale;
- verso se stessi;
- verso gli altri;
- a livello comportamentale;
- a livello spirituale.
Per praticare questo Yama occorre ripulire la mente e abbracciare l’integrità. Satya è un requisito, ma anche un ottenimento dello yoga. Infatti, chi pratica asana e pranayama con costanza, fa emergere la vera natura di sé e porta a galla la sua verità. Lo yoga aiuta a eliminare inutili orpelli, pesanti giudizi, illusioni. Seguendo il cammino della verità abbandoniamo le apparenze e facciamo crollare quel muro che c’è tra il nostro vero sé e l’immaginario sé.
Come stimolare Satya
Per far emergere la propria verità occorre guardarsi dentro, esplorare il proprio mondo interiore. Quindi è utile trovare il tempo per meditare ogni giorno. Si può iniziare con una meditazione sul respiro, che aiuta a calmare la mente. Dopo alcuni giorni si può passare alla meditazione chiamata body scan, con cui prendiamo in esame in modo consapevole le sensazioni corporee. Possiamo in seguito dedicarci alla meditazione sui colori, che aiuta a risvegliare energie profonde.
Anche la pratica di alcune asana ci permette di alimentare Satya, la verità. Per esempio, possiamo praticare Tadasana, per rinforzare la stabilità. Malasana e Balasana favoriscono una profonda introspezione.
Vrkasana migliora l’equilibrio e la concentrazione. Indicata è anche Utthita Trikonasana, che aiuta a creare armonia a livello fisico, mentale e spirituale.