Intervista a Gilbert NG – Yogic Zone

Intervista di Massimo Torriani

Nel panorama degli insegnanti Yoga maggiormente citati nel mondo spicca Gilbert Ng.

Appare in innumerevoli interviste e dimostrazioni televisive in Cina, conduce oltre 25 TTC all’anno e fa parte del comitato consultivo e di consulenza (consulente capo e capo formatore) di oltre 20 centri nel continente. Fondatore di Yzone Wellness (HK), Yogi di fama internazionale, pratica da oltre 20 anni.

Il suo percorso Yoga è iniziato mentre sperimentava la meditazione Vipassana presso il rinomato tempio buddista Maha Vihara in Malesia a Brickfields, Kuala Lumpur, all’età di 22 anni. Limitato fisicamente da problemi articolari dovuti al suo vigoroso allenamento nelle arti marziali in giovane età, ha trovato nello Yoga le risposte ai suoi problemi.

Studioso appassionato, ha girato il mondo per ampliare la sua conoscenza praticando con innumerevoli guru dello Yoga internazionali. La sua esperienza più memorabile è stata l’incontro con un sannyasin in Nepal le cui parole lo hanno ispirato a sviluppare una nuova filosofia in cui è basilare conoscere l’anatomia e la fisiologia, per gestire i movimenti attraverso il controllo della respirazione.

Approfondiamo la sua conoscenza con questa intervista.

credits ph Margherita Cenni

Nella sua biografia abbiamo letto che è partito dalle arti marziali per approdare allo Yoga. Quanto hanno influenzato sul suo metodo d’insegnamento le esperienze passate? Ha trovato molte sinergie tra le due discipline?

GILBERT NG: Ho avuto il privilegio di imparare le arti marziali quando ero bambino. Questo era il mio sogno fin dall’infanzia. Ma non è questo il motivo per cui ho iniziato a praticare Yoga. All’epoca avevo una comprensione limitata dello Yoga, tuttavia, c’era qualcosa nella pratica che mi attirava.

Immaginate di avere poco più di 20 anni, provare dolore fisico nel corpo e sentirsi limitato… Fiducioso, ho provato ogni metodo o tecnica che mi veniva proposta. Dopo aver sperimentato ogni strada, comprese le cure “popolari” ed aver pregato gli dei e Buddha, alla fine, e con alcune riserve, ho deciso di affidarmi allo Yoga. La prima lezione è stata piuttosto difficile. Mi sentivo in imbarazzo ed ero poco flessibile. Nonostante tutto, ho perseverato e dopo una settimana è accaduto un miracolo. Potevo sentire la trasformazione del mio corpo. In quel momento ho capito che lo Yoga era un salvavita e la giusta medicina per me.

Con la pratica regolare, il mio corpo è gradualmente migliorato, il che mi ha incuriosito. Nel tempo libero ho viaggiato in giro per il mondo per approfondire questa disciplina e ho conosciuto tanti grandi insegnanti. Arrivato a un certo punto, ho abbandonato completamente il lavoro che svolgevo e mi sono dedicato alla pratica, alla ricerca, all’insegnamento e alla divulgazione dello Yoga.

All’inizio del mio viaggio, il mio corpo aveva a malapena la forza di farmi andare avanti, ma, gradualmente, il mio stato di salute è migliorato ed ero in grado d’eseguire tutti i flussi dinamici. Inizialmente provavo dolore, dato che il mio corpo si stava adattando alla mia pratica, poi gradualmente, le cose sono cambiate. Il mio insegnamento è guidato da questa esperienza.

Solitamente mi concentro sulle esigenze dei nuovi professionisti. Può essere difficile per loro praticare posizioni Yoga standard a causa delle diverse abilità e condizioni fisiche. Posso capire la mentalità degli studenti che cercano di eseguire pose difficili e la frustrazione che provano a causa di lesioni fisiche o limitazioni corporee.

Mi faccio carico di queste esperienze che vengono utilizzate come materiale didattico e trasformate nel mio concetto di flusso energetico. Utilizzo molte varianti dello Yoga e una combinazione di vari metodi di stretching per proteggere attivamente la muscolatura degli studenti più deboli. Allo stesso tempo, sono in grado di fornire un flusso sicuro, ma stimolante, per gli studenti che già praticano e che hanno una buona predisposizione fisica. La pratica è calibrata, sicura, divertente e conserva sia la filosofia unica dello Zen e dello Yoga. Entrambi sono tesori umani tramandati da migliaia di anni: si utilizza il corpo per creare arte e filosofia di vita. Sono preziosi insegnamenti tramandati dagli antenati usati per “sentire” e guarire.

credits ph Margherita Cenni

Ahisma, la compassione, sembra essere un punto cardine del suo insegnamento. Cosa si aspetta sotto questo punto di vista dai suoi allievi?

GILBERT NG: Ahimsa è il primo degli otto rami dello Yoga ed è un metodo mentale che guida la pratica. Richiede conoscenza, che a sua volta deriva dall’esperienza. Richiede anche compassione. Sono molto grato ai miei mentori e colleghi che sono stati così compassionevoli con me durante tutto il mio viaggio esperienziale. Credo che mostrare compassione sia il fattore trainante per supportare i bisogni fisici e psicologici degli studenti. Gli insegnanti che mostrano compassione tendono ad adattare i loro metodi di insegnamento alle esigenze dei praticanti aiutandoli a prevenire rischi dannosi. L’obiettivo è vedere crescita e sicurezza che viaggiano in sinergia mentre si pratica Yoga.

L’intento è quello di concentrarci sulla gentilezza e sulla sincerità verso e per tutti gli studenti. Queste sono qualità essenziali per aiutarli ad approfondire la pratica e favorire l’apprendimento. Un insegnante sincero insegnerà le cose che rientrano nelle sue capacità, riconoscerà i propri difetti e sarà disposto ad accettare nuove sfide. Ahimsa può anche essere vista come uno strumento di costruzione della fiducia che si crea tra insegnanti e studenti.

Il mio scopo è quello di condividere la mia prospettiva su cosa significa essere un autentico praticante. Credo che questa visione porterà benefici a tutti poiché condivideranno il “viaggio” con una mente e un cuore aperti.

credits ph Margherita Cenni

Notiamo un passato comune con Roberto Milletti (anche lui ha incominciato con le arti marziali). È questo punto di contatto che ha influenzato la sua decisione di inserire lo Yoga Odaka nelle sue lezioni?

GILBERT NG: Roberto Milletti e io ci siamo incontrati per la prima volta a una gara di Yoga al gala di Hong Kong, e siamo stati entrambi invitati a diventare giudici di quella competizione. Questo incontro ci ha permesso di conoscerci e, man mano che la comunicazione si è approfondita, abbiamo scoperto che la nostra comprensione dello Yoga aveva molte somiglianze con la filosofia. I miei cari amici, Roberto Milletti e Francesca Cassia, ci hanno fatto il dono di comprendere che è importante apprezzarci per come siamo. Questa impostazione mentale, declinata nell’approccio alla pratica dello Yoga e all’insegnamento della filosofia, deriva dalle nostre relazioni, emozioni, sensazioni ed esperienze vissute. Il nostro ambiente, le credenze e i pregiudizi hanno un effetto diretto sulle nostre percezioni e sulle sensazioni fisiche. Riconoscere questi fattori combinanti ci consente di comprendere meglio cosa accade. Il metodo Odaka accoglie questa opportunità, mostrando compassione attraverso la complessità associata alle sfide che affrontiamo. La speranza è quella di creare una cultura diffusa che abbracci i principi basilari dello Yoga.

PER INFO

www.yogiczone.net/

odakayoga.com/it/

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