Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Possono essere collegati alla nostra vita privata o alle dinamiche più ampie della società e del mondo. In questi ultimi anni, sono accaduti eventi inimmaginabili, come la pandemia, prima, e la guerra in Ucraina, adesso. La nostra psiche e il nostro mondo emozionale risentono di queste perturbazioni, che vanno a toccare in profondità la dimensione interiore ed energetica. Lo yoga può sostenerci nell’affrontare e nell’accettare i vari ostacoli inaspettati (personali e/o sociali) che la vita ci pone davanti, lungo il nostro cammino. Come tanti maestri hanno evidenziato, non possiamo modificare gli eventi che ci capitano, ma possiamo cambiare il nostro modo di reagire ad essi.
Superare la vulnerabilità
Le fragilità fanno parte del nostro essere umani. Sono naturali. In alcuni casi occorre accettarle, senza contrastarle, mentre in altri casi, possiamo trasformarle e renderle punti di forza. Nel compiere questo cammino ci può sostenere lo yoga. La pratica, purché sia regolare, agisce non solo sul piano fisico, ma anche a un livello profondo, influenzando positivamente anche il sistema nervoso. In pratica, asana, pranayama e meditazione aiutano a equilibrare sistema simpatico e sistema parasimpatico. Il primo può essere definito molto yang, in quanto collegato al movimento, poiché ci permette di essere reattivi in caso di pericolo. Il sistema parasimpatico è invece yin, in quanto ci porta a una condizione di rilassamento e calma. Lo yoga crea un’armonia tra queste opposte e complementari tendenze. L’equilibrio del sistema nervoso e lo sviluppo di una maggiore armonia psicofisica sono fondamentali per non rimanere in balia degli imprevisti.
Tutte le asana sono benefiche per equilibrare il sistema nervoso. Di seguito ne segnaliamo alcune, adatte anche ai principianti.
Si può iniziare con Apanasana. È una posizione semplice, che però produce una serie di effetti positivi: migliora l’ossigenazione del corpo e va a lavorare anche sulla colonna vertebrale.
Per eseguire Apanasana si inizia con Savasana. Si compiono respiri lenti e profondi. Dopo almeno tre cicli respiratori si piegano le gambe. I piedi sono appoggiati al tappetino yoga. Si ritorna quindi a porre l’attenzione al respiro naturale, senza sforzo. Si sollevano poi i piedi e si appoggiano le mani sulle ginocchia. A questo punto, nell’espiro si avvicinano le gambe al petto; nell’inspiro, si allontanano. Si ripete questo movimento almeno tre-quattro volte.
Un’altra postura yoga raccomandata per equilibrare e calmare il sistema nervoso è Malasana, la posizione della ghirlanda. La pratica infonde armonia e stabilità interiore. Va a lavorare sul Muladhara, il chakra radice, collegato alla capacità di radicarsi. Non a caso, è associato all’Elemento Terra. È la sede della nostra volontà di vivere.
Per approfondire i benefici e l’esecuzione di Malasana clicca qui:
Altre posizioni benefiche per il sistema nervoso sono Bhujangasana, la “posizione del cobra” e Jatara Parivartanasana. Jathara significa “stomaco”, ma è anche traducibile con “addome”; parivartana vuol dire “che ruota”, “che gira”. In quest’asana c’è infatti un’oscillazione delle gambe, che ruotano da una parte all’altra. Questo movimento ondulatorio aiuta a rilassare la mente ed è benefico per gli organi addominali. Per approfondirla clicca qui:
Nadi Shodana Pranayama
Nadi Shodana pranayama è la respirazione a narici alternate, che purifica le nadi. Si esegue adottando una posizione a gambe incrociate. Le mani sono inizialmente appoggiate sulle cosce. Poi si alza la mano destra e si piegano l’indice e il medio verso il palmo; si porta quindi il pollice destro sulla narice destra e per chiuderla si preme leggermente con il pollice. Si inspira in modo profondo dalla narice sinistra contando almeno cinque tempi. In una seconda fase, si chiude la narice sinistra con l’anulare destro e si apre contemporaneamente quella destra. Si espira dalla narice destra contando almeno cinque tempi. Si inspira quindi dalla narice destra, la si chiude e si riapre quella sinistra, espirando attraverso essa. In questo modo si conclude un ciclo respiratorio. È consigliato eseguire un minimo di cinque cicli respiratori.