Maha Shivaratri, la grande notte di Shiva

Nella notte dell’11 marzo l’India celebra Lord Shiva, con una delle più importanti feste del paese. Stiamo parlando del Maha Shivaratri, che in sanscrito significa “la grande notte di Shiva”, e che cade nella 14ª notte di Luna calante del mese di Phalguna (che può essere in febbraio o marzo, a seconda dei cicli lunari e della posizione dei pianeti). Le celebrazioni sono scandite da digiuno e veglia, accompagnati da narrazioni di miti, puja (offerte), bagni di purificazione e canti. Il mantra più invocato è “Om namah Shivaya. Nei giorni che precedono questa ricorrenza, i devoti di Shiva si dedicano a pratiche volte a purificare corpo e mente, al fine di sentire pienamente l’unione con la divinità.

Il creatore e distruttore

Shiva

Shiva è una delle divinità più amate in India. Egli incarna la figura del creatore e al contempo distruttore. Secondo un mito induista, il ciclo cosmogonico deriva proprio dalla danza di Shiva, il cui movimento dinamico simboleggia il ritmo dell’esistenza: si nasce, si muore, poi si rinasce. È per questo che Shiva viene detto anche Nataraja, ovvero “il signore della danza”. A questo simbolismo si ispira la posizione yoga chiamata Natarajasana (per approfondire questo argomento clicca qui).

La leggenda dello Shiva Linga

Collegate al Maha Shivaratri vi sono numerose leggende. Una delle più note racconta di un uomo, grande devoto del signore Shiva, che si recò nella foresta alla ricerca di legna per riscaldare la sua abitazione. Ma appena scese l’oscurità della notte, egli non riuscì a ritrovare la via che lo riconduceva a casa. Sentendo il ruggito delle tigri si spaventò talmente da decidere di  arrampicarsi sull’albero più vicino a lui, in attesa del sorgere del sole. Per non addormentarsi, iniziò a raccogliere le foglie della pianta su cui trovò rifugio. Si trattava dell’albero di Bilva. Le raccoglieva e le lasciava cadere a terra cantando il nome di Shiva. Quando i primi raggi del sole apparvero, l’uomo si rese conto che le foglie erano cadute sopra uno “Shiva Linga”, situato ai piedi dell’albero (linga significa “segno” e lo Shiva linga indica la presenza di Shiva). Shiva si commosse per l’intensa devozione dell’uomo e lo benedì.

Il legame con l’albero di Bilva

Nelle antiche scritture note col nome di Shiva Purana, la divinità  creatrice/distruttrice ha un legame con l’albero di Bilva. La tradizione popolare vede nella forma dei suoi frutti la rappresentazione vegetale di Shiva. Attorno a questa pianta ruotano varie leggende. Una di queste vede protagonista la dea Lakshmi. Il mito narra che la dea della fortuna e dell’abbondanza, compiendo il suo quotidiano rituale in onore di Shiva, si accorse che le mancavano due boccioli di fiori di loto nella sua offerta al dio creatore/distruttore. Dato che Vishnu paragonò i suoi seni a boccioli di loto, Lakshmi decise di offrire a Shiva i suoi seni, in modo da compiere il rito quotidiano dei 10mila fiori. Quando Lakshmi si tagliò un seno le apparve Shiva, profondamente toccato dalla devozione e dal sacrificio della dea.

I templi indiani dedicati a Shiva

Nel corso del Maha Shivaratri i vari templi dedicati a Shiva si riempiono di fedeli. In India ve ne sono diversi e qui ricordiamo:

  • Kashi Vishwanath a Varanasi (Uttar Pradesh)
  • Kedarnath nell’omonima cittadina (Uttarakhand)
  • Baidyanath a Deoghar (Jharkhand)

 

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