Il Sankalpa, esprimere intenzioni positive

Si avvicina la fine dell’anno e questo è il momento migliore per formulare un Sankalpa. Questo termine sanscrito significa “proposito”, “risoluzione”, “intenzione”. In alcuni corsi e seminari di meditazione o di yoga l’insegnante invita gli allievi a focalizzarsi su un obiettivo da realizzare.

Non si tratta di pensare a oggetti materiali, bensì di riflettere su ciò che si vuole ottenere durante il corso o il seminario. Un esempio di Sankalpa potrebbe essere: “Sono attenta/o e concentrata/o”, oppure, “Provo gioia e gratitudine”. Poiché lo yoga e la meditazione ci portano al qui e ora, anche il Sankalpa riflette l’intenzione nel momento presente ed è bene quindi non formularlo pensando al futuro.

Il proposito che germoglia in un determinato istante viene potenziato usando espressioni orientate proprio al momento che si sta vivendo. Per formulare un Sankalpa occorre andare oltre i desideri superficiali dell’Ego ed entrare invece nella dimensione interiore. Il Sankalpa esprime il senso profondo della propria vita e rappresenta un “voto” verso il quale indirizzare tutte le energie.

L’intenzione deve rappresentare la propria vera natura, per questo il Sankalpa è bene che emerga in modo spontaneo. Per decifrarlo e comprenderlo bisogna fermarsi, prendersi del tempo per sé e ascoltare il proprio mondo interiore. Per farlo emergere possono venire in aiuto alcune meditazioni.

Una volta che è affiorato, il Sankalpa ci può illuminare il cammino, poiché conoscendo chiaramente qual è il nostro proposito possiamo stabilire quali scelte e azioni privilegiare piuttosto che altre. Possiamo estendere la pratica del Sankalpa ai propositi per il nuovo anno.

Anche in questo caso, occorre formularlo pensando al momento presente sebbene si riferisca a un’intenzione che vogliamo ci accompagni nei mesi successivi. “Sono coraggiosa/o”, “Confido in me”, “Vivo nella gioia” sono esempi di Sankalpa.

Pronunciando mentalmente o a voce la propria intenzione, che non deve arrecare danno a nessuno e a niente, si diventa artefici della propria vita, non più condizionati né dall’ego, né da fattori esterni.

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