I colori rappresentano uno degli oggetti su cui ci si può concentrare durante Dharana, la fase che precede lo stato meditativo (Dhyana). In numerose filosofie orientali, come in ayurveda, o nella medicina tradizionale cinese o in quella tibetana, visualizzare i colori e meditare su di essi è una vera e propria terapia. Anche la scienza occidentale ha constatato la forza energetica dei colori. Tra i primi studi in tal senso possiamo ricordare quelli intrapresi da Isaac Newton. Il matematico e astronomo inglese, grazie all’uso di un prisma, riuscì a scomporre la luce bianca, originando lo spettro cromatico dell’arcobaleno. Inoltre, grazie a quei primi studi di Newton, confermati e ampliati successivamente, sappiamo che ogni colore emana una propria frequenza e una determinata energia vibratoria. È da queste basi che poi si è sviluppata la cromoterapia. Le tradizioni meditative orientali attribuiscono una notevole importanza ai colori e sono utilizzati per trasformare le emozioni e per riequilibrare le energie sottili.
Su quali colori meditare
Inizialmente, ci si può concentrare sul colore che più sentiamo nostro. Proprio perché i colori emanano vibrazioni, ci si sente attirati da quelli di cui, in genere, si ha bisogno per compensare uno squilibrio energetico. Comunque, esistono vari criteri nella scelta del colore su cui meditare. Quelli basilari, secondo alcune tradizioni orientali, come nella medicina tibetana, sono cinque: il bianco, il rosso, il blu, il giallo e il verde. Nella tradizione dello yoga e dell’ayurveda se ne contano sette, due in più – che sono il viola e l’indaco – rispetto a quelli considerati nella medicina tibetana e oltre al bianco troviamo l’arancione. Nella pratica yogica questi sette colori sono associati ciascuno a un chakra, a un centro d’energia nel corpo sottile:
- Muladhara ⇒ rosso
- Svadhisthana ⇒ arancione
- Manipura ⇒ giallo
- Anahata ⇒ verde
- Vishuddha ⇒ blu
- Ajina ⇒ indaco
- Sahasrara ⇒ bianco o viola
Come meditare sui colori
Ci sono varie tecniche per entrare nella fase di concentrazione attraverso l’uso dei colori e accedere poi a uno stato meditativo. Una tecnica semplice è quella di assumere la “posizione del cadavere” mettendosi in Savasana. Dopo aver compiuto una serie di respiri profondi ed essersi distaccati dai sensi si incomincia a visualizzare un determinato colore scelto in precedenza. Durante le prime meditazioni è meglio focalizzare l’attenzione su un solo colore. Se la visualizzazione del colore scelto risulta difficile si può immaginare un oggetto che lo rappresenti: per esempio, se vogliamo meditare sul colore verde possiamo immaginare un bel prato rigoglioso, mentre se si vuole meditare sul giallo si può immaginare un fiore di questo colore. Per impregnarsi del colore scelto si immagina di essere immersi e avvolti in esso. In questo modo si assorbono le sue vibrazioni energetiche. Un’altra tecnica consiste nel porre l’attenzione su ogni chakra, partendo dal Muladhara e mentre ci si concentra su quella determinata zona del corpo si visualizza il colore associato al chakra su cui la mente è rivolta.
Come scegliere il colore di cui si ha bisogno
Il rosso: per chi ha bisogno di nutrire gioia, forza, radicamento, passione e amore. Sconsigliato a chi tende all’irascibilità o si trova in uno stato di irrequietezza.
L’arancione: per chi ha bisogno di percepire calore, gioia, energia; utile in caso di apatia e di malinconia.
Il giallo: per chi ha bisogno di sviluppare una maggiore apertura ed estroversione.
Il verde: per chi ha bisogno di alimentare un equilibrio psicofisico, per chi tende al nervosismo o ha problemi di insonnia.
Il blu: per chi ha bisogno di calma, serenità, armonia.
L’indaco: utile per sviluppare la dimensione più istintuale e perciò indicato per quanti sono troppo razionali e per chi sente il bisogno di riconnettersi alla propria anima.
Il viola: questo colore è da sempre associato alla spiritualità e all’ispirazione, è perciò indicato a chi ha bisogno di concentrarsi, di staccarsi dal materialismo e di accedere a uno stato meditativo.