Dru yoga, cos’è e quali benefici produce

Lo Yoga tradizionale, negli ultimi decenni, si è diversificato moltissimo e tra le nuove e più recenti forme troviamo il cosiddetto “Dru Yoga”. Si tratta di uno stile che unisce tra loro Hatha, Tantra e Bhakti Yoga. La parola Dru si ispira alla figura della mitologia induista Dhruva, devoto del dio Vishnu. Dhruva in sanscrito indica anche l’immobilità, la stabilità. La caratteristica principale del Dru Yoga è quella di focalizzarsi soprattutto su movimenti e posture morbide e fluide.

Attivare le energie interiori con il Dru Yoga

Basato sulle antiche conoscenze yogiche indiane, il Dru Yoga porta il praticante ad attivare le energie sottili grazie a una serie di sequenze che sciolgono i blocchi interiori e fluidificano il corpo energetico. Vengono riequilibrati i chakra, e le forze yin e yang sono riarmonizzate. Per far ciò, si lavora attraversa asana, pranayama, mudra – come nel classico Hatha yoga. Oltre a ciò, il percorso del Dru Yoga presuppone la ripetizione di affermazioni positive, nonché la visualizzazione di immagini che “ricaricano” la mente. Le posture e i gesti sono simili a quelli del Tai Chi. Il corpo si muove quindi in maniera rilassata, senza sforzo, in modo flessibile e fluido. Le sequenze sono definite con l’acronimo “EBRs”, che significa sequenze che rilasciano i blocchi energetici. Sono sequenze che lavorano partendo dalla colonna vertebrale: Questo perché si ritiene la colonna vertebrale la zona “portante” del corpo: se è flessibile questa flessibilità sosterrà l’intera pratica yogica. La spina dorsale è al centro delle posture nel Dru Yoga anche perché essa è considerata la fonte di vitalità e di energia. Tra le asana tradizionale contemplate in questa nuova forma di yoga, vi sono Ustrasana e Bujangasana. Akarna Dhanurasana, la posizione dell’arciere, è tra le posture utilizzate per attivare le energie.

Dru Yoga e meditazione

Una parte importante del Dru Yoga è legata alla pratica meditativa, focalizzata sulla consapevolezza del corpo e del respiro. Ciò che contraddistingue questo tipo di meditazione è l’attenzione posta ai cinque involucri del corpo sottile, chiamati Kosha. Il praticante medita partendo da Annamaya Kosha, l’involucro più esterno, quello costituito dalla cosiddetta materia grossolana o organica, per poi giungere sino all’Anandamaya Kosha, l’involucro della beatitudine, stadio più elevato e difficile da raggiungere in cui avviene l’unione con il Tutto.

Lascia il tuo commento

Per favore inserisci il tuo nome.
Per favore inserisci commento.