Centrarsi nello spazio del cuore – Intervista a Françoise Berlette

di Silvia C. Turrin

Françoise Berlette è un nome noto a quanti praticano e insegnano yoga. Fondatrice della Scuola di Formazione Yoga (EFOA) e ideatrice di una nuova metodologia di rigenerazione articolare, respiratoria e posturale, Françoise dal 1973 insegna Yoga in Italia. Ha cominciato a formare insegnanti presso la FIY nel 1978.

Françoise ha potuto avvicinarsi a questa millenaria filosofia e tradizione sin da quando era bambina, grazie ai preziosi insegnamenti di sua madre Denise e di André Van Lysebeth. Un “imprinting” importante, che le ha permesso non solo di incontrare grandi Maestri orientali dello Yoga, ma anche di conoscere in modo approfondito una disciplina benefica per il corpo, la mente e lo spirito.

In occasione degli Yoga Mountain Days 2022, il 9 e 10 luglio, a Gressoney, Françoise Berlette terrà due seminari incentrati sullo Yoga Posturale da lei ideato e sviluppato. In questa intervista che ci ha gentilmente concesso ci spiega quanto sia fondamentale considerare l’interrelazione tra corpo, mente e respiro, perché la pratica dello yoga va oltre la dimensione materiale e fisica.

Il suo percorso legato allo yoga è caratterizzato non solo da incontri speciali con tanti Swami, ma anche dall’apprendimento di numerose e approfondite conoscenze. Un percorso che l’ha portata a fondare la Scuola Efoa. Quale approccio allo yoga proponete nei vostri corsi?

«Il nostro percorso formativo si basa sulla pratica dell’Hatha yoga inteso nella sua accezione più completa. Quindi non ci concentriamo solo sugli asana. È importante ricordare che la parola Hatha è formata da due sillabe che indicano rispettivamente “il Sole” e “la Luna” e a loro volta queste espressioni si riferiscono al prana e alla mente. In questa accezione il corpo non appare ed è la mente che guida il prana. Bisogna comprendere anche cos’è “prana”. È un concetto che ha a che fare con ogni aspetto della vita e la vita si manifesta anche attraverso il corpo, che è il veicolo del prana e della mente. La pratica dello yoga comprende quindi corpo, prana e mente.

Come ci ricorda l’antico testo Haṭhayoga Pradīpikā: non esiste asana senza pranayama e senza dharana/dhyana, come non esiste pranayama senza asana e dharana/dhyana, e non esiste la meditazione senza pranayama e asana. Questi concetti sono fondamentali per noi in EFOA, come è centrale la filosofia tantrica che ci invita a volgere la nostra attenzione sulla nostra vita, considerando tutti gli aspetti dell’esistenza. Da questa visione, gli asana non riguardano solo e unicamente il corpo. Mentre si esegue una posizione anche la mente viene coinvolta, così come viene coinvolto il prana, quindi la mia interiorità.

La consapevolezza del corpo è essenziale per conoscersi e per attivare lo spazio del cuore. Le posizioni ci aiutano a relazionarci anche con gli altri, con il mondo. Ma non solo. Conoscendo il nostro tempio sacro possiamo capire i nostri limiti, nonché comprendere meglio quali posizioni yoga ci fanno bene e quali no. Per esempio, chi soffre di cervicale non può eseguire Salamba Sarvangasana, altrimenti il suo problema viene acutizzato. Ecco che gli insegnamenti che proponiamo permettono agli allievi di conoscere a fondo l’anatomia, la fisiologia, ma anche tutta la parte relativa al Tantra yoga. Il cammino dell’Hatha yoga ci permette di arricchire la qualità della nostra vita. Credo che ognuno debba avere il diritto di migliorare la propria esistenza. Il cammino dello yoga ci aiuta certamente in questo».

Per diventare un buon insegnante di yoga, secondo la sua esperienza, occorre avere una particolare qualità?

«È dal 1978 che formo insegnanti di yoga e posso dire che un buon insegnante deve avere tapas, l’ardore, la passione. Infatti, parlando su un piano personale, ricordo che quando seguivo le lezione di André Van Lysebeth, dai suoi insegnamenti sentivo proprio lo stimolo e la voglia di praticare. André mi donava un gioiello, ovvero insegnamenti davvero preziosi. Credo che un buon insegnante di yoga debba appunto trasmettere questa passione, nel modo giusto, acquisendo conoscenze valide e appropriate. Chi frequenta la nostra scuola EFOA comprende subito che da noi imparerà competenze approfondite. Infatti entriamo molto nei dettagli, perché la stessa vita è fatta così, è complessa, raffinata, particolare, così come il nostro corpo è straordinario. E tutto ciò si riflette sul nostro approccio all’insegnamento dello yoga».

Com’è cambiato il mondo dello yoga negli ultimi anni, rispetto a quando ha iniziato lei e all’epoca di André Van Lysebeth?

«André Van Lysebeth è stato certamente uno dei pionieri dello yoga in Occidente e in Europa. Negli ultimi anni ci si focalizza molto sull’aspetto puramente fisico. Si pone troppa attenzione al lavoro corporeo. Nella nostra scuola non è così. Come dicevo prima, corpo, mente e prana sono interrelati e fanno parte della bellezza e della complessità della vita. Un praticante e insegnante di yoga questo occorre che lo consideri».

Ignorare o misconoscere l’esistenza del prana, la sua azione sul nostro organismo, la maniera di immagazzinarlo, di dirigerlo attraverso la volontà,
è ignorare il vero yoga.
André Van Lysebeth

Lei ha sviluppato un particolare metodo di yoga basato sulla Rigenerazione Posturale. Può spiegarci i punti principali di questa metodologia?  

«Ho iniziato ad analizzare la relazione tra yoga, postura e disturbi fisici a partire dagli anni 80. Molti allievi arrivavano e arrivano ancora oggi nella scuola dicendo di soffrire di un certo tipo di problema. Ho quindi sviluppato un tipo di yoga incentrato sulla Rigenerazione Posturale, che pone l’attenzione non solo sulla gestualità del corpo, ma anche sulle dimensioni più profonde del sé. Una certa postura deriva anche dal nostro mondo emozionale, psichico, energetico.

Se adotto una postura erronea, anche il mio prana ne sarà influenzato, così come la mia mente. Tutto è interrelato. Quindi yoga posturale non significa allinearsi, bensì riequilibrarsi, comprendendo che una particolare forma influisce sull’aspetto emotivo, psichico, energetico. Ho visto persone timide che dopo 3-4 anni di pratica sono diventate più gioiose, sorridenti, in armonia con se stesse. Lo yoga posturale permette di vedere come la struttura, la forma, la gestualità del mio corpo interagisce con tutto il resto di me stesso, quindi con la mente e il prana. Attraverso lo yoga posturale si impara a conoscere la propria natura e a rispettarla. È importante capire che nella propria natura c’è quella fonte, quella sorgente che mi permette di alimentare altri atteggiamenti. Il tappetino di yoga serve per imparare, ma è nella vita che poi continua la pratica, perché questo gioiello dello yoga non può essere limitato a un certo spazio e a un certo arco di tempo. Quello che imparo sul tappetino devo portarlo nella vita quotidiana, altrimenti è un lavoro sterile».

Per chi desidera seguire i suoi corsi e diventare insegnante di Yoga con EFOA può dare consigli e riferimenti? Ci sono particolari requisiti?

«Si deve nutrire passione per lo yoga, questo è il requisito più importante. In EFOA noi accogliamo le persone e offriamo sempre una lezione di prova gratuita. Le lezioni sono in presenza, e anche strutturate sotto forma di webinar, in modo da permettere a tutti di seguirle. Proponiamo poi la formazione tramite video grazie ai quali gli studenti possono approfondire i vari aspetti dello yoga organizzando al meglio il tempo che hanno a disposizione. Quindi offriamo tante possibilità…».

Quest’anno parteciperà in Val d’Aosta agli Yoga Mountain Days. Tante persone potranno praticare yoga in contesti naturali bellissimi. E il tema centrale del 2022 è “Uniti nella gentilezza”.  Vuole dare a tal proposito un consiglio agli appassionati di yoga?

«Definisco lo yoga come un gioiello, poiché dona e mostra le chiavi della vita. La vita presuppone rispetto ed è rispetto. Nello yoga si dice che alla nostra nascita ci è stata affidata una valigetta contenente il prana, ovvero la vita e un certo numero di respiri. Respiri che man mano si andranno a consumare. Credo che saper rispettare il contenuto di questa valigetta sia fondamentale. Occorre rispettare il prana, la vita, ma anche incrementare i respiri, come afferma l’Hatha yoga. Il rispetto naturalmente si proietta anche verso la vita degli altri. Il mio consiglio è quello di volersi bene. Nella nostra cultura occidentale troviamo questo principio: “Ama gli altri come te stesso”.

Un insegnamento che si applica perfettamente anche alla pratica yoga. Chi ama se stesso, ama anche gli altri. Ecco che qui ci colleghiamo al tema della gentilezza. Simbolicamente e in modo archetipale, attraverso lo yoga mi fondo nello spazio del cuore. Quindi per me la gentilezza è rispetto e accoglienza. Per saper rispettare e accogliere l’altro, devo essere capace di rispettare e accogliere me stessa/me stesso. Grazie allo yoga mi centro nello spazio del cuore. Uno spazio che viene associato all’immagine del Sole. È qual è la caratteristica del Sole? È quella di illuminare tutti, senza giudizio, indistintamente».

Per contattare Françoise Berlette visita il sito:
www.efoa.it

FB: @efoainternational 


Françoise Berlette terrà due seminari il 9 e 10 luglio
in occasione degli
Yoga Mountain Days 2022

Giornate gratuite – Tutte le attività su prenotazione obbligatoria

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