Quando la meditazione incontra le neuroscienze

Cosa accade nel cervello quando si medita regolarmente? Ci sono aree che vengono attivate maggiormente? E se sì, questo si riflette anche nei comportamenti? Queste sono alcune domande che la neuroscienziata Sara Lazar si è posta per condurre una serie di ricerche volte ad analizzare proprio gli effetti della meditazione sul cervello.

L’attivazione di tre regioni cerebrali

Sara Lazar e il suo team di ricercatori hanno esaminato gli effetti della meditazione sulla struttura e sulle funzioni cerebrali. Per farlo hanno utilizzato lo scanner per la risonanza magnetica, uno strumento in grado di cogliere anche piccole modifiche interne al cervello. L’assunto da cui i ricercatori sono partiti è il fatto che la meditazione stimola vari cambiamenti, per esempio nei livelli di attenzione, e nell’umore. Quindi tali cambiamenti dovrebbero essere individuabili analizzando la struttura del cervello. Dalle analisi effettuate da Sara Lazar e dal suo team risulta proprio che alcune aree cerebrali presentano una maggiore attività durante la meditazione. Queste tre aree sono:

  • l’insula
  • i poli temporali
  • la corteccia cingolata anteriore

L’aspetto interessante è che queste tre aree formano la corteccia paralimbica, che funge da collegamento tra la mente e il corpo. A tal proposito, Sara Lazar ha messo in evidenza come queste tre aree siano coinvolte in alcune malattie psichiatriche e in alcuni disturbi, come l’ansia e la depressione.

Un altro elemento evidenziato dalle ricerche portate avanti da Sara Lazar è la diminuzione dell’attività dell’amigdala, ovvero quella parte della rete neuronale che determinata la risposta “combatti o fuggi”. L’amigdala determina la percezione e i livelli connessi, per esempio, alla paura. Nel gruppo di meditanti di lunga data e nel gruppo di chi ha iniziato a meditare regolarmente da tre mesi, si vede chiaramente una diminuzione dell’attività dell’amigdala: nel primo gruppo la diminuzione risulta più marcata.

La neuroplasticità del cervello

Le ricerche promosse da Sara Lazar e dal suo team mettono il luce la neuroplasticità del cervello. In base all’attività svolta vengono attivate specifiche aree cerebrali. Per esempio, chi ha imparato da piccolo una lingua straniera presenta una maggiore quantità di materia grigia nelle regioni del cervello collegate al linguaggio rispetto a chi l’ha appresa da adolescente o da adulto. Così è per ogni attività. Più si pratica una certa mansione, più vengono attivate quelle aree cerebrali collegate al compito che si svolge. Avviene lo stesso processo anche nell’attività meditativa.

Effetti positivi della meditazione

Questa ricerca conferma i benefici della pratica meditativa, purché sia costante. Tra gli effetti positivi della meditazione vi sono:

  • lo sviluppo di una maggiore attenzione;
  • una migliore capacità di gestire le emozioni negative, come la paura e la rabbia;
  • un aumento della compassione e dell’empatia.

A livello fisico si registrano una armonizzazione del battito cardiaco e miglioramenti nelle funzioni respiratorie.


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