Nella tradizione orientale i migliori momenti per meditare sono quando sorge il sole e al crepuscolo. Queste sono le fasi della giornata che si considerano cariche di energia. Meditare all’alba significa caricarsi della forza delle energie vitali del mattino e tale forza rimane interiorizzata per molte ore. Meditare quando cala il sole permette invece di lasciar andare la pesantezza della giornata trascorsa e di riconnettersi con la propria dimensione interiore. Alcune persone abbandonano dopo poco tempo di pratica il percorso meditativo. Questo è dovuto a varie ragioni e tra queste vi è quella connessa ai propri bioritmi.

Ci sono infatti individui che sono molto attivi al mattino e che vengono definiti “allodole”, mentre altri, denominati “gufi”, danno il meglio di sé quando il giorno è ormai inoltrato. È importante conoscere i propri bioritmi per concentrare determinate attività a ore ben precise. Grazie alla cronobiologia si sono scoperte numerose differenze tra le persone in relazione ai ritmi circadiani soggettivi. Ecco perché due persone che svolgono la stessa attività possono manifestare slanci energetici diversi. Questo aspetto si riflette anche nel cammino meditativo. Per chi si sente più attivo al mattino è bene che si dedichi alla meditazione dopo essersi alzato.

Ciò aumenta il flusso delle energie già presenti a livello psicofisico. Invece, chi ha bisogno di più tempo per “ingranare” con le varie incombenze dovrebbe dedicarsi alla pratica nel tardo pomeriggio per accogliere in maniera più consapevole i benefici della meditazione. Tra questi due estremi vi sono però altre propensioni legate ai bioritmi. Per esempio, vi sono coloro che hanno un livello energetico a onde, che cioè cresce e decresce nel corso della giornata e sono definiti colibrì. Una volta scoperto il proprio bioritmo e una volta scelto il momento in cui meditare è importante praticare più o meno alla stessa ora. Ciò aiuterà a introdurre più agevolmente la meditazione nella propria vita, in sintonia con le proprie energie.