L’ottuplice sentiero è il cammino tracciato da Patanjali negli Yoga sutra. Seguirlo significa scoprire il proprio autentico Sé e significa evolversi. Chiamato anche Ashtanga Yoga o anche “le otto membra dello yoga”, tale sentiero è attuabile solo seguendo le indicazioni descritte negli Yoga sutra. Sebbene siano insegnamenti antichi, si rivelano quanto mai contemporanei, dato che la maggior parte dei praticanti di yoga li conosce e li segue. Essi forniscono le basi, non soltanto etiche, per una corretta e autentica pratica. È essenziale sapere quali siano questi otto stadi per poter raggiungere il Samadhi, lo stato di coscienza superiore.
I primi tre stadi sono collegati propriamente alla disciplina dell’Hatha Yoga e sono: Yama, Niyama e Asana. Yama e Niyama si riferiscono a regole relative al comportamento e all’atteggiamento indispensabili per un processo di crescita. Tra le cinque regole fondamentali di Yama vi sono: Ahimsa (non violenza), Satya (dire la verità), Asteya (non rubare), Brahmacharya (continenza) e Aparigraha (non desiderare, non accumulare). Le regole connesse a Niyama sono: Saucha (purezza interiore ed esteriore), Santosa (soddisfazione, serenità), Tapas (austerità, autodisciplina), Svadyaya (conoscenza di se stessi), e Isvara Pranidhana (abbandono, adorazione dell’Assoluto). Il praticante di Yoga che ha raggiunto questi primi tre stadi (Yama, Niyama e Asana) si è liberato dalle tensioni, dalle ansie e dalle paure, riuscendo a porre l’attenzione sulla padronanza del proprio corpo, tramite gli Asana.
Il quarto stadio è il controllo cosciente della respirazione (Pranayama) cui segue il Pratyahara, la fase di distacco dall’attività sensoriale. Da questo stadio lo sguardo è rivolto alla dimensione interiore. Nelle ultime tre fasi (Dharana, Dhyana, Samadhi) il praticante di yoga mantiene la mente profondamente concentrata, per poi passare alla fase di meditazione profonda. Raggiungere il Samadhi significa raggiungere lo stato più elevato della coscienza, quindi l’unione col proprio Sé e con il divino.