Lo yoga non duale del Kashmir è antico e allo stesso tempo moderno. Le basi filosofiche, etiche e pratiche che lo caratterizzano sono perfettamente inseribili in un contesto contemporaneo come il nostro. Come ci svela Jean Bouchart d’Orval, queste conoscenze yogiche – ancora da studiare e comprendere a fondo nella loro totalità – possono aiutarci ad affrontare le sfide di quest’epoca così instabile.
L’essenza del Sanatana dharma
Nato a Montréal nel 1948, Jean Bouchart d’Orval, grazie a numerosi viaggi nell’area indiana dell’Himalaya, ha potuto apprendere saperi millenari legati alla tradizione spirituale dell’India antica. È quella “spiritualità eterna” chiamata “Sanatana dharma” che rispecchia non tanto una religione organizzata, quanto piuttosto un modo di vivere intriso, appunto, di una forte spiritualità.
Chi viaggia ancora oggi nel subcontinente indiano, può percepire in vari luoghi, proprio questa sottile forma di spiritualità, nonostante il processo di modernizzazione di questa vasta nazione. Lo shivaismo non duale del Kashmir si sviluppò nell’India tradizionale. Tra i testi fondamentali connessi a questa corrente spirituale indiana, vi è il Vijnana Bhairava, il cui autore è anonimo. Altri maestri illuminati, che hanno lasciato scritti inerenti proprio lo shivaismo non duale del Kashmir, come Vasugupta, Somananda, Abhinavagupta e Maheshvaranda, sono maggiormente noti agli appassionati di India.
Si può individuare un elemento centrale che contraddistingue questa espressione spirituale dell’India? Come ci ricorda Jean Bouchart d’Orval, il segreto rivelato dallo yoga non duale del Kashmir è indicibile e al contempo strettamente vicino a noi, perché ci svela il cuore dell’esistenza.
L’approccio dei maestri dello shivaismo non duale del Kashmir è fondato sull’intuizione che ciò che noi pensiamo è in definitiva irrilevante, così come lo è il nostro modo di vivere, il nostro sapere, il nostro conto in banca e lo stato di rilassamento o di distensione del nostro corpo. Solo la grazia conta, sotto forma di realizzazione immediata e folgorante. Non c’è che Luce Cosciente, essa è la nostra vera natura.
Così spiega Jean Bouchart d’Orval nel volume edito da Mediterranee dedicato proprio allo yoga non duale del Kashmir. Si tratta di una forma di yoga che ci aiuta a scoprire “il viaggio” e l’essenza di questa Luce Cosciente. Il mondo non è altro che un riflesso “materico” di questa Luce e noi, come esseri, non siamo altro che questa Luce.
Come scrisse il maestro Maheshvaranda:
“Solo la luce del cuore esiste ed è l’agente dell’attività creatrice.
Stabilità in essa-stessa, la sua attività è presa di coscienza di sé e, nel vibrare,
Essa è il dispiegamento dell’universo”.
Per comprendere meglio gli elementi salienti dello yoga non duale del Kashmir, Jean Bouchart d’Orval nel libro descrive in dettaglio le varie correnti che lo caratterizzano, tra cui troviamo per esempio il Krama kashmiro, e la tradizione dello Spanda, che percepisce la realtà come coscienza vibrante e dinamica. Questo argomento specifico viene approfondito nell’Appendice 7 del testo, poiché vengono ben tracciati alcuni lignaggi iniziatici e quindi le linee di trasmissione dello shivaismo del Kashmir.
Ciò che ci restituisce Jean Bouchart d’Orval con il suo libro è uno sguardo ampio e approfondito della spiritualità indiana eterna, imperitura. Il volume è arricchito da una serie di approfondimenti, che vanno dagli Inni di Abhinavagupta al contesto in cui si sviluppò lo shivaismo non duale del Kashmir, sino alle spiegazioni puntuali dell’alfabeto sanscrito e del rapporto con la manifestazione della coscienza.
Jean Bouchart d’Orval è riuscito a trasmettere al lettore la complessità e la bellezza di una tradizione indiana che ha molto da insegnare anche oggi all’umanità.
Lo yoga non duale del Kashmir
Jean Bouchart d’Orval
Edizioni Mediterranee