L’anima de “Le Japamala di Samsara”

Monica De Lucia si racconta

Ciao, mi chiamo Monica, ho 52 anni, creo Japamala e insegno Hatha Yoga.

Andando dritto al punto, potrei anche fermarmi qui, ma in fin dei conti, noi non siamo solo quello che facciamo e allora eccomi a raccontarvi un po’ di me, della mia storia. Non immaginate quanto vorrei fosse facile e naturale farlo (come praticare Yoga per esempio) e invece…

Lo Yoga fa parte della mia vita da quando avevo 19 anni, un’era in cui non c’erano Internet, i social, le foto e i video che catturano, seducono, convincono. L’incontro con questa disciplina millenaria fu puro e folgorante, ne fui attratta come da un magnete, tanto che diventare insegnante nel 2006 non fu un traguardo o un punto di arrivo, ma un nuovo inizio che spalancò le porte a un universo inesplorato, fatto di esperienze, scoperte, intuizioni, e relazioni. Un nuovo modo di connettersi e aprirsi all’altro.

Parlavo di attrazione. E se questa ha la sua legge, allora per me direzionare lo sguardo, porgere le mani e predisporre il cuore verso gemme e cristalli, risponde pienamente al suo principio essenziale. Ricordo la prima volta, bastò uno sguardo: il momento preciso in cui i miei occhi colsero lo splendido mala al collo di uno dei degli insegnanti di Yoga che più mi hanno ispirata e formata. Ne fui ossessionata e rapita. Ecco, quello per me fu l’attimo non fuggente. Perché quell’istante rimarrà per sempre intatto, immutabile nel tempo.

UN PERCORSO EVOLUTIVO

Ho trasformato una folgorazione in una passione, in un’arte, nel mio lavoro. Le Japamala di Samsara – è così che ho deciso di chiamare il mio marchio la mia professione – sono fortemente connesse al cuore. Samsara è il nome legato al centro Yoga creato da me e mia sorella a Matera, tanti anni fa, scelto perché suonava come l’acronimo dei nostri nomi.

Dopo pochi mesi dall’apertura, conobbi Claudio, mio marito, me ne innamorai e seguendo il mio cuore mi trasferii a Parma. Acquistai i primi grani e realizzai un mala per Claudio. Fu la mia prima creazione. Oggi realizzo japamala, ma il processo creativo di questo strumento per la meditazione non può prescindere dallo studio dell’individuo, perché ogni japamala porta dentro di sé qualcosa che parla esclusivamente dal soggetto al quale è destinato. La scelta è una combinazione di fattori umani, emotivi, esperienziali. Possedere una japamala non significa indossare un semplice accessorio, ma arricchirsi di una sorta d’energia.

Ecco perché ogni mia creazione è un pezzo unico.

Ecco perché ogni mia creazione è un progetto che creo con la vitalità del cuore.

Vivo il processo creativo come un naturale ciclo vitale, un flusso continuo in cui la nascita di una japamala implica un distacco, quasi una sorta di morte, e una successiva rinascita nel momento in cui viene consegnato al suo destinatario. L’inizio di una nuova storia, di nuovo cammino. Annodo i miei mala utilizzando, oltre che a grani di legno e semi di rudraksha, principalmente cristalli e pietre dure perché sono capaci di amplificare la nostra sincera voce interiore e rendere la meditazione un appuntamento con noi stessi ancora più piacevole.

Monica De Lucia

Ne sono così appassionata che nel mio nuovo sito – www.japamala.it – appena rinnovato, un’intera sezione è dedicata a loro accompagnata da una vetrina virtuale dei miei ultimi lavori. Se sei arrivato a leggermi sin qui e sei curioso di poterle vedere dal vivo, sono felice di annunciare che sarò presente con un mio stand al prossimo Milano Yoga Festival che si terrà il 30 settembre, 1 e 2 ottobre presso lo Superstudio Più in Via Tortona 27.

Ti aspetto con gioia ed impazienza.

Monica De Lucia

Lascia il tuo commento

Per favore inserisci il tuo nome.
Per favore inserisci commento.