Intelligenza emotiva, svilupparla in 5 passi

Ci sono varie definizioni di intelligenza emotiva. Tra le più note vi è quella coniata da Peter Salovey e John Mayor, che la sintetizzano come “un sottoinsieme dell’intelligenza sociale che comprende la capacità di controllare sentimenti ed emozioni sia proprie sia altrui, di discernere tra loro e di utilizzare tali informazioni per guidare il nostro pensiero e le nostre azioni”. In pratica, nella definizione di Salovey e Mayor rientrano 3 elementi importanti:

  • la percezione delle proprie emozioni e delle emozioni degli altri (empatia), e la loro espressione;
  • la capacità di regolare sia le proprie emozioni, sia quelle degli altri;
  • l’utilizzo delle emozioni nella risoluzione dei problemi (un esempio è il pensiero creativo).

Un’altra definizione ben nota è quella di Daniel Goleman che definisce l’intelligenza emotiva come: “capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali”.

Imparare 5 competenze per aumentare l’intelligenza emotiva

Lo psicologo Marc Brackett, fondatore del Yale Center for Emotional Intelligence, è da anni che compie ricerche relative all’intelligenza emotiva. Sulla base degli studi, sarebbe possibile aumentare l’intelligenza emotiva imparando 5 competenze, sintetizzate sotto l’acronimo inglese di R.U.L.E.R.

  1. “R” sta per Recognizing, riconoscere le emozioni. Un buon metodo per riconoscerle è quello di ascoltare il corpo e percepire i segnali che ci lancia. Bracket suggerisce di porsi due domande:Questa emozione è piacevole?Quale energia è collegata a questa emozione?
  2. “U” sta per Understanding, comprendere le emozioni. Per farlo occorre domandarsi: “Perché mi sento così?” Per rispondere a questa domanda occorre analizzare quando e come è emersa quella specifica emozione.
  3. “L” sta per Labeling, ovvero etichettare, trovare la parola giusta per descrivere un’emozione. È importante scegliere termini appropriati, in modo da identificare correttamente l’emozione, per poi saperla gestire.
  4. “E” sta per Expressing, esprimere le emozioni in modo appropriato, cioè sapere come e quando e s e esprimere le nostre emozioni, a seconda del contesto.
  5. “R” sta Regulating, regolare le emozioni, per gestirle al meglio sia in ambito professionale, sia in un contesto privato. Gestirle significa anche impedire che esse interferiscano con il lavoro, con le relazioni familiari. Ciò non vuol dire ignorare le emozioni, ma imparare appunto a riconoscerle, accettarle senza giudizio e trattarle in modo saggio.

Perché è importante l’intelligenza emotiva?

Sviluppare l’intelligenza emotiva significa comprendere meglio non solo le proprie emozioni, ma anche quelle altrui. Significa quindi gettare le basi dell’empatia. In una società che tende verso l’individualismo, l’ego, “i selfie”, è importante ri-trovare elementi che possano instaurare una maggiore comunanza tra le persone. Quando si sviluppa l’intelligenza emotiva si percepisce più facilmente se si prova odio, rabbia, collera e riconoscendo queste emozioni si possono gestire meglio, senza cadere nelle loro trappole comportamentali.

L’intelligenza emotiva è talmente centrale in ambito educativo che diventerà materia di studio. Gli insegnanti saranno formati, in modo da fornire loro gli strumenti utili per alimentare l’intelligenza emotiva tra le nuove generazioni, che poi saranno gli adulti di domani. Adulti maggiormente consapevoli ed empatici potranno costruire una società migliore. Anche in ambito professionale chi è dotato di intelligenza emotiva risulta più avvantaggiato, soprattutto in quei settori dove sono centrali la creatività, la plasticità, l’interrelazione, lo scambio. Non a caso il World Economic Forum ha inserito questa capacità/attitudine fra le 10 competenze più ricercate dalle aziende.

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