Lo zazen è una pratica meditativa assisa. Rappresenta una tradizione contemplativa con cui viene trasmesso l’antico insegnamento del Buddha. Come sottolinea Pierre Crépon, lo zazen è molto più che un semplice esercizio meditativo. Esso racchiude le preziose conoscenze dell’Illuminazione di Shakyamuni, il Buddha storico. Il termine “zazen” esprime quegli insegnamenti: “zen” significa “meditazione”, “za” vuol dire “assisa”.
Le caratteristiche dello zazen
Attraverso questo percorso di meditazione il praticante trova la pace interiore, ma agisce senza obiettivo. Nella tradizione zen Sōtō – il cui lignaggio a attraversato l’India, la Cina e il Giappone per poi diffondersi in Occidente – la meditazione assisa è senza oggetto. A differenza per esempio della meditazione Vipassana o della meditazione Theravada in cui il meditante focalizza la sua attenzione o sul respiro, o sulle sensazione del corpo, nello zazen ciò non avviene. Il praticante non cerca nemmeno di osservare i pensieri che scorrono, né attende di raggiungere un determinato stato di coscienza. Nello zazen si rimane semplicemente in una postura assisa. Il corpo conserva una posizione corretta. Le mani eseguono il mudra cosmico, che simboleggia il legame tra il microcosmo e l’Universo. Attraverso lo zazen possiamo aprirci a una dimensione molto profonda.
L’arte dello zazen
Pierre Crépon, autore del libro “Iniziazione allo zazen” (Edizioni Mediterranee), per descrivere questa tradizione contemplativa si è basato sugli insegnamenti dei maestri Sōtō. In particolare, ha tratto ispirazione dal maestro Dōgen che trasmise lo zazen e l’insegnamento del Buddha in Giappone, nel XIII secolo. In questo testo scopriamo come lo zazen sia una pratica meditativa che non può essere sganciata dal meditante stesso. Come afferma l’Autore, lo zazen non è una tecnica esterna a se stessi. Quindi, ciò che si manifesta praticando lo zazen non è altro che un’espressione diretta del meditante. Grazie alla concentrazione di sé possiamo “entrare” nello zazen.
Gli elementi base dello zazen
Essendo una meditazione assisa, lo zazen si pratica partendo da una posizione a gambe incrociate, con la schiena dritta. Questa è la postura adatta per mantenere l’immobilità e per coltivare una mente tranquilla. Attraverso la corretta posizione del corpo impariamo a mantenere la concentrazione e a portare mente e cuore in una condizione di calma. Lo zazen libera dagli attaccamenti e dal giudizio, senza per questo impedire di provare una profonda empatia. Occorre però praticare mantenendo mente e cuore sinceri. Occorre però imparare seguendo gli insegnamenti di un maestro, senza i quali non è possibile percorrere questo cammino riuscendo a superare gli ostacoli che si presentano di volta in volta. Si impara a “lasciarsi trasformare” come affermò il maestro Dōgen. Tutto è in costante trasformazione. Grazie allo zazen impariamo ad accogliere senza giudizio i cambiamenti.
Chi è l’Autore
Pierre Crépon insegna presso la scuola del Buddhismo zen Sōtō. È stato uno dei discepoli di Taisen Deshimaru Roshi e di Shingan Egawa Zenji, abate del grande tempio Sojiji in Giappone. È il responsabile del tempio zen Kokaiji, a Vannes, in Bretagna.