Mandala, concentrazione e pace

La pratica di creare o di immaginare un mandala è sempre più diffusa. Sebbene sia una forma artistico-meditativa la cui origine si perde nella notte dei tempi, è ancora apprezzata poiché aiuta a riconnettersi col momento presente. In pratica, rappresenta un’espressione perfetta per “centrarsi” e per meditare nel qui e ora. Non a caso, il termine mandala in sanscrito significa “cerchio”, ma è anche traducibile con “luogo sacro”. Il mandala può essere definito anche “luogo di pace”. Secondo la filosofia tibetana, creandolo o immaginandolo, si espandono semi di pace e compassione nel mondo. E’ ciò che hanno realizzato Losang Samten e Soo Kyong Kim presso il Chenrezig Tibetan Buddhist Center di Philadelphia.

“Paura, rabbia, odio, preoccupazioni dominano il mondo. Noi vogliamo costruire pace” ha affermato Losang Samten, fondatore e direttore del Chenrezig Tibetan Buddhist Center. Una pace auspicabile tramite la creazione del mandala raffigurante Tara Verde, simbolo di saggezza e di compassione nella spiritualità tibetana. Dal 7 al 14 ottobre 2018 Losang Samten e il suo assistente Soo Kyong Kim in modo calmo, lento e consapevole, partendo dalla sabbia colorata – suddivisa in 30 diversi gruppi di colore – hanno dato vita a un grande mandala per proteggere l’ambiente e tutti coloro che vedranno la raffigurazione di Tara Verde.

In un’epoca di confusione e di caos ecco che creare un mandala e meditare su di esso spinge un gruppo di persone a unirsi per centrarsi su ciò che è davvero importante. L’arte del mandala viene incentivata sia nella pratica yogico-meditativa, sia sul piano terapeutico, tanto che diversi psicologi la integrano nel tradizionale percorso clinico. Non a caso, è stato C.G. Jung a introdurre l’uso del mandala nella Psicologia Analitica per rafforzare il processo di individuazione e per consentire quindi alla persona in cura di realizzare una profonda esperienza interiore attraverso la rappresentazione simbolica del mandala. Losang Samten e Soo Kyong Kim hanno poi dissolto il mandala, a testimonianza dell’impermanenza di ogni cosa.

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