La meditazione Vipassana è stata sviluppata dal maestro Satya Narayan Goenka, partendo dagli insegnamenti di Sayagyi U Ba Khin. Il termine “Vipassana”, in pali (l’antico idioma del Buddha storico), significa “visione profonda”, “vedere le cose nella loro vera natura”. Questa forma di meditazione dall’India e dalla Birmania (nazione dove nacque Goenka) si è diffusa enormemente in tutto il mondo per la sua validità e universalità. È una pratica che va oltre le appartenenze religiose, etniche e gli steccati culturali. La meditazione Vipassana si basa sullo sviluppo dell’attenzione cosciente. Sviluppando una profonda attenzione si può percepire e vivere in modo più consapevole la realtà.
Per seguire il cammino Vipassana occorre dunque esplorare la dimensione interiore. Prima di tutto, si porta l’attenzione sui cinque sensi (la vista, il gusto, l’udito, il tatto, l’olfatto), quindi sul corpo. In questa fase si sviluppa la consapevolezza percependo ciò che si avverte sul piano fisico. Si avverte caldo o freddo, rumori o silenzio, pesantezza o leggerezza. Attraverso l’ascolto consapevole di ciò che ci rivela il corpo si inizia ad affinare l’attenzione e, facendo ciò, si inizia ad addestrare la mente. Dal corpo e dalle sensazioni corporee si passa poi all’osservazione dello stato della mente e ai suoi “contenuti”. Si osserva cioè se la mente è calma o agitata.
Una delle pratiche caratteristiche della meditazione Vipassana è l’osservazione dei movimenti dell’addome. Si pone cioè l’attenzione alla respirazione, percependo l’addome che si espande quando si inspira e si abbassa quando si espira. La meditazione Vipassana, che si apprende grazie a un Corso intensivo di dieci giorni, produce una serie di benefici. Riduce l’ansia, nonché l’affaticamento fisico e mentale. Migliora la capacità di concentrazione. Sviluppa qualità positive, come l’empatia, l’altruismo e l’ascolto profondo. È dalla tradizione della meditazione Vipassana che poi si sono sviluppati i percorsi di Mindfulness.