La meditazione consapevole su uno spicchio di mandarino

Nella maggior parte dei percorsi di Mindfulness una delle pratiche iniziali che vengono insegnate consiste nel meditare consapevolmente mentre si mangia. In genere, viene scelto un cibo specifico su cui meditare. Questa tecnica di presenza mentale è stata attinta dalla tradizione buddhista Theravada. Tra i primi maestri orientali che l’hanno diffusa vi è certamente Thich Nhat Hanh, maestro zen vietnamita che ha portato la meditazione nella vita quotidiana a milioni di persone. Thich Nhat Hanh ha insegnato come la meditazione si possa compiere anche semplicemente mangiando uno spicchio di mandarino. Si parla di meditazione, poiché l’azione si svolge in uno stato di piena presenza mentale.

L’esercizio può apparire banale e semplice, ma non è così. In modo consapevole si sceglie e si prende un mandarino dal cesto di frutta. Lo si inizia a osservare, a toccare e a odorare. Questa prima fase implica già un coinvolgimento dei sensi. Mentre lo si sbuccia si percepisce come il profumo risulti ancor più intenso. Si osservano i colori del mandarino, poi si inizia a prenderne uno spicchio. Si osservano le sue sfumature, si percepisce la sua consistenza, dopo di che lo si porta alla bocca con consapevolezza. Si riconosce il sapore dello spicchio del mandarino. Prima di morderlo, si possono percepire le sensazioni che esso suscita in bocca.

Mentre lo si mastica lentamente si percepiscono ancora i profumi, il gusto e la sua consistenza. Questa “semplice” pratica insegna come la meditazione possa essere inserita nella propria vita, in ogni atto che si compie. È un esercizio utile per affinare l’attenzione e l’ascolto delle proprie sensazioni corporee. Aiuta inoltre a comprendere l’importanza del momento presente. Quando mangiamo un mandarino spesso non lo mangiamo veramente, perché la mente è altrove. Questo esercizio ci insegna come apprezzare e vivere ogni istante in maniera consapevole.

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