Digiuno Immaginale – 9 tappe per recuperare un rapporto sacro con il cibo

Selene Calloni Williams

Il “Digiuno immaginale” è un cammino di consapevolezza che aiuta a comprendere come nutrirsi in modo naturale. Attraverso 9 tappe si recupera un rapporto sano non solo con il cibo, ma anche con il proprio corpo inteso nella sua totalità. Per far ciò, occorre ritrovare l’aspetto più sacro di quel gesto, apparentemente semplice e comune, che è l’atto del mangiare.

Ritrovare la sacralità del corpo

Negli ultimi decenni, sono state ideate svariate diete e diffuse numerose mode e conoscenze legate al vastissimo mondo del cibo. Eppure, i disturbi alimentari sono sempre più diffusi. Ciò si spiega col fatto che la nostra è diventata fondamentalmente una società desacralizzata.

Ogni aspetto della nostra vita viene “oggettivato” e considerato quindi da un punto di vista razionale e materialistico. In pratica, viviamo in un mondo che ha dimenticato il sacro. E questo si manifesta anche nella relazione con il nostro corpo e con il cibo. Se il corpo lo consideriamo soltanto come un complesso di organi, che obbediscono a leggi meccanicistiche di causa ed effetto, di riflesso il cibo lo vediamo come un insieme di elementi chimici, organici o addirittura processati. Se la visione con cui ci approcciamo all’alimentazione ha un carattere materiale-razionale non deve stupire la diffusione di disturbi legati proprio alla relazione con il cibo.

La visione simbolo-immaginale

Per recuperare il sacro, anche quando mangiamo, è necessario andare oltre la mente razionale e abbracciare la visione simbolo-immaginale. Grazie a questo passaggio di pensiero possiamo ritrovare il significato simbolico del cibo e dell’atto di nutrirci. È importante sapere che nella parola “simbolo” vi è la radice del verbo greco symballo che indica “mettere insieme”, “far coincidere”. Se un frutto o un ortaggio sono simboli, vuol dire che hanno il potere di riconnetterci con qualcosa da cui ci siamo separati. Recuperare questo significato simbolico permette di ritrovare il sacro, ovvero quell’aspetto invisibile che, appunto, non vediamo, ma che è parte di noi, delle nostre esperienze e del mondo. Se l’atto del mangiare lo consideriamo simbolo, quindi momento sacro, trasformiamo completamente la nostra relazione con il cibo e con il nostro corpo. La nostra salute dipende dal cibo di cui ci nutriamo, e anche la qualità delle nostre emozioni e dei nostri pensieri è influenzata da ciò che mangiamo.

Rituali per nutrire corpo, anima, mente, emozioni

L’alimentazione è la base del nostro stare bene a livello olistico. Possiamo sentirci pieni d’energia, ispirati, capaci di una visione sottile, creativi e dinamici a qualsiasi età e ogni giorno nutrendoci in modo sano e consapevole.

Il tema centrale della filosofia del digiuno immaginale è proprio questo: grazie alla sacralità dell’atto del mangiare preveniamo e trattiamo disturbi e disagi, nutriamo emozioni serene, realizziamo piccoli e grandi obiettivi della vita. Attraverso il cibo possiamo non solo essere liberi, ma anche amare ed essere amati. Il digiuno immaginale – che simbolicamente si rifà a Pitagora – è un vero e proprio rituale, in cui si uniscono armoniosamente Oriente e Occidente, dieta mediterranea e macrobiotica. Il digiuno immaginale è, infatti, accompagnato dalla cucina immaginale, un insieme di ricette volutamente molto semplici. I piatti non sono elaborati, hanno pochi ingredienti, e sono molto gustosi e sani. Alla base della cucina immaginale c’è l’armonia tra lo yin e lo yang.

Nel libro “Digiuno immaginale(Piemme, 2024) si ha a disposizione un’ampia scelta di ricette tra loro molto diversificate, per far sì che l’atto del nutrirsi sia ottimale e ci faccia stare davvero bene.

Il rituale del digiuno immaginale è un percorso disintossicante di nove giorni, a cui segue uno stile di vita basato su una dieta a base vegana, portata avanti con consapevolezza e con le giuste conoscenze.

Le componenti del digiuno immaginale

Silenzio, emozioni, antenati e destino sono gli elementi cardine del rituale del digiuno immaginale.

Il silenzio svolge un ruolo importante nell’atto del mangiare. Bisogna consumare il cibo in silenzio per sentire le emozioni che veicola.
Le emozioni sono centrali, perché il cibo stesso è emozione.
Nel rituale del digiuno immaginale è importante amare, perdonare, ringraziare i propri antenati, in modo da pacificare il passato. Solo così il nostro destino sarà armonioso e la nostra anima potrà assolvere alla missione per cui è venuta al mondo.
Oltre a ciò, consideriamo gli Elementi terra, acqua, fuoco, aria, perché essi compongono ogni alimento, come ogni sostanza vivente. Gli Elementi si aggregano e disgregano incessantemente. A questi si aggiunge il quinto elemento, che è l’etere, la luce astrale o anima del mondo.

I benefici del digiuno immaginale

Il rituale del digiuno immaginale è un atto sacro, che aiuta a riconnettersi sia con il proprio corpo inteso nella sua totalità, sia con la dimensione spirituale e sottile. Per questo i benefici che apporta sono profondi e includono, fra gli altri:

  • il detox dell’organismo;
  • la purificazione del corpo eterico;
  • la diminuzione dello stress;
  • il rafforzamento delle difese immunitarie;
  • la regolarizzazione delle funzioni ormonali e metaboliche;
  • il risveglio dei sensi sottili;
  • lo sviluppo della resistenza fisica e della capacità di resilienza psicologica;
  • il potenziamento della consapevolezza, dei sentimenti di amore, di compassione e inclusione.

Digiuno immaginale, il libro

Il rituale del digiuno immaginale e le ricette della cucina immaginale sono approfonditi nel mio nuovissimo libro, edito da Piemme, dedicato proprio a questi temi. In esso il lettore-praticante troverà meditazioni, racconti mitologici, conoscenze di macrobiotica e istruzioni per il digiuno progressivo, programmato e consapevole. Un libro che aiuta a ritrovare il sacro nella nostra vita quotidiana.


Selene e Akì

Selene Calloni Williams è life coach e autrice di numerosi libri tradotti e pubblicati in diversi Paesi del mondo e documentari a tema psicologia ed ecologia profonda, sciamanesimo, yoga, filosofia e antropologia.

La sua peculiarità e risorsa è poter spaziare da Oriente ad Occidente, grazie al fatto di avere avuto due grandi maestri, uno in Asia, Michael Williams, che, a dispetto del nome occidentale, era di etnia Tamil, esperto di yoga e tradizioni sciamaniche e James Hillman, illustre psicoanalista e filosofo, che Selene conosce quando si trasferisce in Svizzera e grazie al quale si avvicina alla psicologia del profondo e alla visione immaginale.

In Oriente, e precisamente in Sri Lanka, Selene studia e pratica anche, per svariati anni, la meditazione buddhista Theravada nell’eremo della foresta del Venerabile Gata Thera e del Rev. Gotatuwe Sumanaloka Thero. Tornata in Europa, si laurea in Psicologia con una tesi sullo Yoga Integrale e ottiene un master in screenwriting presso la Napier University di Edimburgo. La possibilità di abbracciare insegnamenti orientali ed occidentali è assai preziosa perché capace di tradurre il messaggio orientale in modi adeguati alle modalità di ricezione della psiche degli occidentali, i quali indubbiamente hanno una tradizione immaginale occidentale.

Grazie a Michael Williams, Selene è iniziata a un antico lignaggio yogico-sciamanico da cui provengono i meravigliosi insegnamenti del Mantra Madre.

Selene Calloni Williams è l’iniziatrice del “metodo simbolo-immaginale” o “approccio immaginale” e della scuola italo-svizzera degli immaginalisti. L’approccio immaginale è applicato a varie tecniche e discipline nell’ambito delle professioni fondate sulla relazione d’aiuto e nel campo della crescita personale.

Sono esempi validi la Mindfulness Immaginale, la Psicoterapia Immaginale, le Costellazioni Immaginali, la Regressione Immaginale, ecc. L’approccio immaginale si caratterizza poiché non parte dall’Io e non ha come fine il rinforzo delle strutture dell’Io, bensì segue il cammino del “fare anima”, rappresentato dalla capacità di smaterializzare e depersonalizzare il reale.

Selene Calloni Williams è anche una relatrice internazionale e ha partecipato a numerosi convegni e congressi al fianco di grandi personaggi come James Hillman, Raimon Panikkar e Karan Sing. Molti atenei l’hanno chiamata in qualità di Keynote Speaker. La sua risorsa più evidente è certamente la creatività, la capacità di creare nuove visioni e di raccontarle.

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