Anche l’Arabia Saudita apre le porte allo yoga

Il 2018 segna una svolta per l’Arabia Saudita, poiché lo yoga non è più una pratica illegale. Solo un anno fa, le donne che lo praticavano potevano essere arrestate. Nella visione ultra-conservatrice, lo yoga era ritenuto esercizio spirituale tipico dell’Induismo, quindi estraneo al culto saudita. Il cambiamento di veduta e di politica lo si deve al principe ereditario Mohammed ben Salmane, il quale si è impegnato a rinnovare la nazione adottando un Islam aperto e moderato. Uno dei primi gesti in questa direzione è stato concedere alle donne il permesso di guidare un’automobile. A ciò è seguita l’altra storica decisione di ritenere lo yoga come “una forma di sport”, quindi praticabile senza incorrere in illeciti o abusi contro la religione ufficiale.

In passato, chi praticava e insegnava yoga veniva minacciato, come è accaduto a Nouf Marwaai (nella foto in evidenza), responsabile dell’Arab Yoga Foundation. Adesso le donne arabe possono praticare tranquillamente yoga, almeno nei centri e nelle scuole autorizzate. Addirittura, persino nelle città sante de La Mecca e Medina sono state aperte sale e ambienti dove si pratica yoga. Sino a qualche anno fa ciò era impensabile. Il giovane principe ereditario di 32 anni sta cercando di allentare le maglie ultra-conservatrici dominanti in Arabia Saudita, per offrire al mondo un’immagine tollerante e più aperta del proprio Paese.

Se i cambiamenti politici e legislativi possono essere più semplici da attuare, più difficile è cambiare quei settori conservatori arabi che considerano lo yoga ancora come una pratica “deviante” rispetto alla religione ufficiale. La fase di cambiamento in Arabia Saudita è solo agli inizi. Ancora nel 2018, l’Arab Yoga Foundation (AYF) è l’unica scuola autorizzata a formare insegnanti, a promuovere seminari e conferenze. L’AYF è riconosciuta dalla Yoga Alliance International in India.

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