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Lo yoga tibetano Kum Nye

Sebbene non sia molto conosciuto, negli ultimi anni si assiste a un maggiore interesse verso il Kum Nye. Si tratta dello yoga tibetano le cui origini sono millenarie, ma in Occidente è giunta una forma più semplice, sviluppata da Lama Tarthang Tulku Rinpoche. Proprio per i suoi discepoli occidentali, egli ha rielaborato numerosi esercizi che tutti, giovani e anziani, possono praticare. La pratica del Kum Nye è un metodo definito di guarigione dolce, capace di trasformare abitudini, comportamenti, schemi mentali negativi in aspetti positivi. Attraverso una serie di movimenti cui si aggiungono esercizi di respirazione, automassaggi e meditazione, il Kum Nye aiuta il praticante a conoscersi in profondità e a comprendere meglio la realtà.

I movimenti permettono di armonizzare il flusso dell’energia sottile nei canali e nei chakra. Gli effetti si rivelano a livello fisico, psicoemotivo e spirituale. Ciò che è essenziale nella pratica del Kum Nye è l’atteggiamento interiore: tutto parte da come si eseguono i movimenti e dall’intenzione dei gesti. I maestri invitano i praticanti a essere vigili, attenti, consapevoli di ogni gesto, presenti, senza subire distrazioni. I movimenti sono lenti. Come le altre forme di yoga, anche nel Kum Nye è fondamentale il modo in cui di inspira ed espira. La respirazione non deve essere forzata, ma dolce. È una respirazione addominale.

È importante eseguire i movimenti in una condizione di presenza mentale, consapevoli del corpo, della mente e delle sensazioni che si percepiscono. Se lo si pratica quotidianamente si sperimenta la vita nella sua totalità, percependo l’unità e l’interrelazione di ogni fenomeno. Sul piano psicofisico apporta enormi benefici: una maggiore calma interiore, una più lucida visione del mondo, maggior chiarezza mentale e attenzione, maggiore consapevolezza. Sebbene il Kum Nye sia uno yoga tibetano, in Occidente viene generalmente presentato in forma laica.