Yoga, sciamanismo e influsso degli avi

Lo sciamanismo viene talvolta considerato erroneamente come una tradizione appartenente a un’epoca remota, quasi “primitiva”, dunque ormai superata. In realtà, in vari ambiti – dalla filosofia all’ecologia, passando per lo yoga – lo sciamanismo risulta quanto mai vivo e attuale. Anzi, in questa fase molto complessa e contraddittoria dell’umanità, lo sciamanismo può offrire risposte pratiche a molte questioni sociali e ambientali irrisolte. Per capire meglio l’attualità dello sciamanismo abbiamo posto alcune domande a Selene Calloni Williams, insegnante di yoga sciamanico, Direttrice di Imaginal Academy, nonché studiosa da oltre 30 anni di culture animiste, da lei stessa documentate attraverso libri, reportage di viaggio e ricerche sul campo.

Perché lo sciamanismo risulta così attuale in quest’epoca turbolenta?

S.C.W. «Molte contraddizioni sociali e molti problemi dell’umanità derivano dal fatto che essi vengono “governati” partendo da un approccio materialistico associato a una visione duale dei fenomeni. Oltre a ciò, continua a trionfare l’antropocentrismo. Gestire in questo modo gli attuali problemi dell’umanità è ormai evidente che non dà risultati o cambiamenti positivi. Ecco che lo sciamanismo può aiutarci a capire come portare avanti una trasformazione concreta. Grazie allo sciamanismo recuperiamo lo stato della non-dualità. È uno stato che appartiene al tempo delle origini, quando umano e divino, visibile e invisibile, vita e morte, individuo e cosmo erano distinti ma non separati e godevano l’estasi della loro unione. Non deve stupire, dunque, che lo sciamanismo sia stato assorbito da quei cammini spirituali che puntano al ritrovamento dello stato di non-dualità, primo fra tutti lo yoga».

La visione non-duale è quindi il primo passo per sviluppare una visione completa, al fine di gestire in modo diverso le questioni che attanagliano da tempo l’umanità?

S.C.W. «La visione non-duale ci libera dai condizionamenti e ci permette di diventare finalmente consapevoli. Lo sciamanismo e lo yoga puntano proprio a questo, riunificando l’umano e il divino. Vorrei ricordare che il termine “yoga” viene riferito alla radice sanscrita yuj, che significa “unire”, “aggiogare”. Non a caso, negli antichi testi vedici si trovano termini correlati alla radice yuj. Sono termini che fanno riferimento all’atto del dominare i propri sensi e la propria mente, per utilizzarla come uno strumento del cammino di liberazione. Tramite la pratica costante non siamo più schiavi del condizionamento esercitato dal mondo attraverso, appunto, i nostri sensi. Nelle Upanisad vediche, lo yoga viene descritto come un sentiero speculativo che permette di “vedere” l’invisibile e di riunificare dunque i due universi: umano e divino».

Come vengono considerati gli avi nello sciamanesimo e quanto peso hanno sul nostro presente?

S.C.W. «Nello sciamanesimo il culto degli avi è molto importante. Si può dire che troviamo un legame tra i nostri antenati e certe idee che sviluppiamo o che non sviluppiamo affatto. Secondo la visione sciamanica gli avi sono le nostre memorie profonde; sono canali attraverso i quali ci sintonizziamo con le emozioni e con le idee. Gli avi sono anche paragonati agli organi nello yoga sciamanico. Infatti, partendo dalla visione non materialistica e non oggettivistica del mondo, gli organi sono i luoghi dove incontriamo gli dèi e gli spiriti. Gli organi non sono oggetti materiali, bensì modalità d’incontro con gli dèi, le idee, le quali abitano il mondo celeste, e le emozioni, le quali abitano i mondi sotterranei. Queste modalità d’incontro si costruiscono in molte generazioni, in questo senso per gli sciamani gli organi sono gli avi».

Quindi secondo lo yoga sciamanico i nostri avi influiscono in maniera profonda sul nostro destino?

S.C.W. «In realtà no, in chiave sciamanica non possiamo affermare ciò. Questo perché nello sciamanismo non si ha una visione del tempo lineare, bensì circolare, per cui gli effetti sono contenuti nelle cause. Per gli sciamani la missione dell’anima forgia il nostro destino. L’anima crea gli strumenti necessari al compimento della propria missione. Gli sciamani non solo hanno una visione a-temporale, ma anche un pensiero sovramentale che si muove al di là del bene e del male. Perciò non esiste, per lo yogin sciamanico, un destino migliore o peggiore di un altro, ma ciascuno deve realizzare il proprio destino e compiere la missione dell’anima. La felicità è nella realizzazione di sé, cioè nel compimento della missione per la quale l’anima è venuta al mondo».

Per approfondire ulteriormente si veda il nuovo libro
di Selene Calloni WilliamsYoga sciamanico. Volontà senza paura
(Edizioni Mediterranee, 2020)

selenecalloniwilliams.com

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