Ahimsa rappresenta uno dei principi fondanti della pratica yoga. Si riferisce alla non-violenza ed è incluso negli Yoga Sûtra di Patanjali. Ahimsa non è solo un concetto filosofico, ma anche uno stile di vita improntato sull’amore e sul rispetto di sé e di ogni creatura vivente. È un aspetto fondamentale nel cammino dell’Ashtanga Yoga. Evitare di danneggiare gli altri e quindi di alimentare violenza è un punto imprescindibile nel percorso che conduce al Samadhi, alla realizzazione suprema. Sviluppare e mettere concretamente in pratica Ahimsa significa aprire l’Anahata Chakra, il proprio cuore, sperimentando così un amore incondizionato. Essendo questo un principio, nonché regola essenziale di un cammino yogico, moltissimi praticanti decidono di abbracciare una dieta vegetariana o vegana. Come affermò il maestro B.K.S. Iyengar: “Se degli animali uccisi riempiono il mio piatto, la mia mente e il mio cuore diventano colmi di tristezza. Diventare vegetariano è un modo per vivere in armonia con gli animali e il pianeta.”
Cibo spirituale
Nelle scuole tradizionali dello yoga il cibo non è soltanto considerato da un punto di vista solido e materico, ma anche spirituale. Ciò che si mangia contiene un certo tipo di energia, non misurabile in calorie, nonché determinate vibrazioni. Più il cibo è sano, fresco, colto al momento – come la frutta e la verdura di stagione – più contiene energia e vibrazioni positive. Inoltre, il livello di energia dipende moltissimo dalla tipologia del cibo, ovvero se deriva dall’uccisione di un animale. Riagganciandosi alla regola dell’Ahimsa, un praticante di yoga dovrebbe tenere conto del principio della non-violenza anche quando assume un pasto. Inoltre, nel Bhakti Yoga si usa offrire ciò che si mangia a un maestro, o a un essere supremo, spirituale: compiendo questa offerta il cibo diventa “prasada”. La materia si trasforma in qualcosa di spirituale e l’atto del cibarsi diviene perciò un’azione spirituale.
Percepire i sei sapori
In una dieta vegetariana o vegana si ha maggiormente la possibilità di percepire e gustare i sei sapori. Generalmente, nell’alimentazione comune ne dominano fondamentalmente due: dolce e salato. Gli altri sapori vengono solo in parte considerati e proposti in tavola. Sia lo yoga, sia l’ayurveda danno molta importanza ai sei sapori, che sono:
- dolce
- salato
- acido
- amaro
- piccante
- astringente
Questi sei sapori sono a loro volta collegati ai cinque Elementi (etere, aria, acqua, fuoco e terra) e influenzano l’armonia dei dosha (Vata, Pitta, Kapha). Percepire e gustare quindi tutti questi sei sapori all’interno di un pasto, significa seguire una dieta completa ed equilibrata. Queste combinazioni si ritrovano proprio nell’assunzioni di verdure, cereali, frutta e spezie.
Sono tante le ricette che si possono sperimentare basandosi su queste tipologie di cibo, e sono altrettanto numerosi i libri che le descrivono. Qui di seguito forniamo due semplici ricette ispirate proprio ai principi dell’Ahimsa e alla combinazione dei sei sapori.
Per un dessert insolito – Crema di riso al cardamomo
Ingredienti:
- 100 cl latte
- 150 gr riso (o farina di riso)
- 5 capsule cardamomo
- 3 cucchiai di zucchero di canna
- 1 manciata mandorle tritate finemente.
Preparazione:
versate il latte in una pentola, aspettate che prenda il bollore, poi aggiungete il riso (o la farina di riso). Mescolare bene. Cuocere per circa 20 minuti a fuoco lento; quindi unite lo zucchero e il cardamomo macinato all’istante. Amalgamare tutto con cura. Versate la crema di riso in coppette individuali e lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Guarnite con mandorle tritate.
Bevanda speziata a base di yogurt
Ingredienti:
- 250 g di yogurt bianco,
- 500 ml di acqua fredda,
- un quarto di cucchiaino di sale, cannella, noce moscata, curry e peperoncino in polvere
Preparazione:
mescolate accuratamente lo yogurt e l’acqua, aggiungete poi il sale e le spezie in modo da aromatizzare il preparato in base ai vostri gusti.