La pianta del tulsi (ocimum sanctum) è ampiamente utilizzata nella medicina ayurvedica. Chiamata anche “erba sacra”, il tulsi è il basilico santo indiano. Utilizzata da millenni in India a scopi curativi, oltre che simbolici e devozionali, questa pianta è stata oggetto di numerosi studi scientifici che ne hanno confermato i benefici. Tra questi studi vi è quello pubblicato su Molecular and cellular biochemistry in cui viene evidenziata la sua azione antiossidante e antinfiammatoria. Dalle analisi è emerso poi che il tulsi è regolatore del colesterolo ed è una pianta depurativa, soprattutto del sangue.
Infatti, come ha sottolineato il dottor Bharat B. Aggarwal, biochimico indiano, che lavora presso il Cancer Center D. Anderson in Texas “il tulsi è in grado di ridurre i livelli ematici di sostanze lipidiche dannose per il cuore”. Il tulsi contiene fitonutrienti salutari per l’organismo, come la sostanza chiamata vicenina, potente antiossidante. Proprio per questo, il tulsi è utilizzato nella farmacopea ayurvedica in caso di problemi alla pelle, in particolare in presenza di acne, irritazioni ed eczema. È utile anche in caso di irritazioni del cuoio capelluto. Il tulsi indiano, rispetto ad altre varietà di basilico, vanta una maggiore quantità di eugenolo, composto che inibisce la cicloossigenasi, l’enzima responsabile del dolore.
In ogni caso, gli studi condotti dimostrano che tutte le varietà di basilico, incluso quello comune ampiamente usato in Italia, contengono gli stessi fitonutrienti, sebbene in quantità diverse. Il metodo migliore per assumere queste sostanze benefiche del basilico è avere a disposizione foglie fresche per preparare infusi, insalate, salse. Ci sono anche oli essenziali a base di tulsi, ma non possono essere assunti durante la gravidanza. Anche gli integratori alimentari devono essere utilizzati con parsimonia e il loro impiego, ha ricordato il il dottor Bharat B. Aggarwal , va subordinato alla supervisione di un medico qualificato.