Trovare rifugio contro la “stanchezza pandemica”– intervista a Paola e Jores (SoulEvolution.Yoga)

La diffusione della pandemia, le misure per ridurre i contagi – come il distanziamento fisico e le limitazioni agli spostamenti – e il prolungarsi dell’emergenza stanno producendo una serie di effetti psicofisici, tanto da trovare loro un’unica definizione: “pandemic fatigue”. È la “stanchezza da pandemia” dovuta al protrarsi delle misure anti-Covid e alla percezione che una soluzione certa sia ancora lontana.  Se una certa demotivazione e un po’ d’insofferenza sono comprensibili e naturali, occorre però dire che si può affrontare, gestire e prevenire la “pandemic fatigue”.  È importante “trovare un nostro rifugio”, un luogo esterno e soprattutto interno a noi dove possiamo ripararci dai turbinii del mondo, e anche ricaricarci, ricentrarci. Proprio di questi argomenti abbiamo parlato con Paola Brignoli e Jores Facchinelli, entrambe insegnanti yoga.

Cosa s’intende esattamente per “pandemic fatigue”, stanchezza da pandemia?

«Con il termine di “pandemic fatigue” si intende l’insieme di sensazioni di profonda stanchezza mentale, sfinimento fisico ed emotivo, stress, ansia e depressione, tutti condizioni determinate dal prolungarsi della pandemia.

Chi di noi non ha avuto giornate o anche intere settimane in cui si sentiva estremamente stanco, sia a livello fisico che a livello mentale? Chi non si è sentito afflitto da una sorta di paralisi o immobilità psichica, con la sensazione che tutti i giorni fossero uguali ai precedenti?

Ognuno di noi risponde in maniera diversa alle misure di isolamento sociale più o meno forte imposte per contenere il virus, ma il prolungarsi di queste misure sta avendo un impatto significativo sul nostro benessere psico-fisico».

Quali effetti produce?

«Il protrarsi delle misure e l’estesa durata temporale dell’emergenza sanitaria alimenta una sensazione di incertezza, facendoci sentire quasi sospesi nel tempo, incapaci di progettare il futuro e impotenti di fronte all’evolversi della situazione. Sintomi della stanchezza da pandemia sono anche un maggiore livello di pessimismo, oltre che rabbia e paura. Stress e ansia – dovuti a una situazione che viene percepita fuori controllo – alimentano insonnia e incapacità a rilassarsi. Ciò determina un circolo vizioso in cui l’organismo è perennemente in uno stato di ipervigilanza a causa delle continue preoccupazioni.

La qualità del sonno peggiora con un conseguente deterioramento della salute mentale e fisica. Questa condizione si accompagna spesso a un aumento della frequenza e della pressione cardiaca. Possono inoltre presentarsi difficoltà a gestire le emozioni. Si può poi facilmente cadere in schemi cognitivi negativi: perdere lucidità e focalizzarsi su pensieri non del tutto razionali. A livello cognitivo, si riscontra una diminuzione dell’attenzione e problemi di concentrazioni e in alcuni casi anche problemi di memoria.

Con il presentarsi di nuove ondate di contagi si è visto aumentare il livello di demotivazione delle persone, apatia, paura, senso di impotenza e noia, senso di solitudine e depressione dovuto all’isolamento. Sono poi emersi comportamenti aggressivi, per esempio durante le manifestazioni di negazionisti.

Le criticità sono riconducibili all’entità delle misure adottate che hanno completamente stravolto le nostre vite e all’estrema durata temporale dell’emergenza. Tutto questo aumenta continuamente il sovraccarico emotivo, giorno dopo giorno. Il termine “fatigue” fa infatti riferimento a uno stato di logoramento e affaticamento tipico di quelle situazioni che comportano un eccessivo carico emotivo prolungato nel tempo.

La “pandemic fatigue” rappresenta dunque una risposta mentale allo stress generato dai cambiamenti che la pandemia ha determinato e continua a generare nella nostra vita tra limitazioni, regole da rispettare, rinunce e incertezza per il futuro. Oltre all’effettiva minaccia per la salute, a cui si associa la paura di ammalarsi e al timore di contagio dei propri cari, l’emergenza sanitaria ha infatti comportato significativi cambiamenti in tutte le sfere della nostra esistenza, da quella personale a quella lavorativa, fino a quella economica e familiare, determinando, in alcune persone, un elevato livello di stress. Secondo un documento redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), soffre di pandemic fatigue circa il 60% della popolazione europea. La stessa OMS ha evidenziato come tra le conseguenze più gravi della pandemic fatigue ci sarebbe un abbassamento della soglia di attenzione delle persone e quindi una minor propensione al rispetto delle misure preventive per ridurre i contagi».

Come lo yoga e l’ayurveda possono aiutare a prevenire e a ridurre la stanchezza da pandemia?

«Con il prolungarsi della difficile situazione globale legata al Covid abbiamo iniziato a condividere con la nostra Community virtuale @SoulEvolution.Yoga alcuni consigli utili derivanti dai nostri percorsi e dalle nostre pratiche. Sono le stesse tecniche a cui ricorriamo noi stesse tutte le volte in cui iniziano a emergere frustrazione, nervosismo, agitazione o ansia e sono tutte accomunate da un tratto comune: riportarci al corpo e alla sua percezione.

Lo yoga e l’ayurveda ci ricordano costantemente che noi non abbiamo un corpo, noi siamo corpo. Si tratta di un cambio di prospettiva che ci fa “uscire dalla testa” il groviglio di pensieri e torna a collegarci al momento presente.

Lavorare con i 5 sensi diventa quindi un’arma vincente

Per l’ayurveda l’olfatto è il senso legato all’elemento Terra, le cui caratteristiche sono fondamentali per lavorare sulla centratura e sulla presenza mentale. L’area del cervello che elabora l’esperienza olfattiva, è collegata al sistema limbico, direttamente connesso alle nostre emozioni (amigdala) e alla nostra memoria (ippocampo). Per questo lavorare con gli odori può avere effetti immediati e potenti anche sul nostro umore. Consigliamo quindi di diffondere nell’ambiente o applicare sul corpo oli essenziali radicanti, come quelli di alberi resinosi: cipresso, abete, legno di cedro. Gli alberi vivono nel presente e sono stabili».

Potreste fornire altri suggerimenti legati alla pratica yoga?

«Se siete stanchi di stare in casa o se rimanete a lungo alla scrivania in smartworking, lo yoga offre un mezzo potentissimo, gratuito, che potete portare ovunque con voi: la respirazione consapevole. Gli yogi avevano compreso che il respiro era l’anello di congiunzione tra la materia e le emozioni, quell’organismo integrato che oggi viene chiamato sistema corpo-mente. Agendo sul respiro possiamo intervenire direttamente sul sistema nervoso.

Ecco una tecnica semplicissima.

Siediti comodo, anche su una sedia, e osserva il ritmo del tuo respiro. Inizialmente potresti cedere alla tentazione di modificarlo… prova invece a lasciarlo andare. Osserva l’aria che entra ed esce dalle narici, percepiscine la temperatura, poi osserva i piccoli movimenti che il corpo compie nell’inspirazione e nell’espirazione. Prova a capire se il tuo respiro incontra dei blocchi in qualche punto del percorso e se l’aria fluisce allo stesso modo in entrambe le narici. Prova a rendere il tuo lavoro di ascolto sempre più accurato registrando tutto ciò che è senza aspettative, commenti o giudizi. Continua così per qualche minuto e poi riapri gli occhi.

Con la pratica, questa semplice forma di meditazione può aiutarti a essere più presente a te stesso e al tuo corpo».

Il vostro prossimo workshop è dedicato al tema “trovare rifugio” in cui invitate e spiegate come trovare un angolo di pace in un mondo in cui domina l’impermanenza. Potreste dare ai nostri lettori un consiglio su come “trovare rifugio”?

«Il rifugio, in sanscrito Sharanam, diventa la nostra Terraferma in un mondo fluttuante in cui ogni cosa può cambiare da un momento all’altro.

Nella tradizione dello yoga, le esistenze che viviamo e tutte le esperienze che attraverso esse facciamo, sono veicoli che ci conducono a scoprire la nostra vera essenza, il nostro rifugio interiore, quello che ci fa sentire a Casa ovunque ci troviamo, qualunque cosa accada attorno a noi.

Il nostro tappetino da yoga può trasformarsi in un nido accogliente ogni volta che decidiamo di srotolarlo.

Ecco di seguito il nostro consiglio:

Sistemati con cura in un punto tranquillo della casa, prenditi tempo per scegliere il luogo e renderlo confortevole. Se preferisci, accendi un incenso o delle candele. Puoi mettere una musica che ti piace o scegliere di praticare in silenzio.

Inizia facendo dei movimenti dolci e istintivi. Senti il corpo più che la mente e inizia ad assecondare le sue esigenze sciogliendo le tensioni e la rigidità. Poi preparati per la pratica in stile Restorative di Balasana, anche detta la posizione del bambino. Portati sul tappetino in quadrupedia, divarica le ginocchia e siediti con i glutei sui talloni. Se per te è molto difficile usa una coperta o un mattoncino, da sistemare tra i piedi, su cui sederti in modo da diminuire lo stress sulle ginocchia.

Se hai un bolster da yoga è perfetto, altrimenti usa un cuscino comodo che sostenga bene tutta la parte anteriore del corpo, e appoggialo sul tappetino in modo che tocchi il tuo interno coscia. Scivola in avanti appoggiando addome petto e viso sul cuscino, e porta le braccia avanti accanto alle orecchie lasciando che si rilassino a terra nella posizione più comoda per te. Per aumentare l’effetto rilassante della posizione puoi coprire gli occhi con una mascherina o un foulard.

Ricorda di coprirti con una coperta e di praticare con abiti caldi, perché rilassandosi la temperatura del corpo diminuisce. Lascia andare il respiro, rilassa il viso, accertati che non ci sia tensione al collo muovendo un po’ il mento, e prova a visualizzare un ampio spazio sicuro e accogliente dietro le tue palpebre chiuse dolcemente.

Abita questo spazio, questo rifugio e rilassati, provando poco alla volta a lasciare andare ogni tensione e ogni forma di controllo, un po’ come se sbucciassi una cipolla, uno strato alla volta. Immergiti sempre più verso il centro del tuo essere, quel luogo in cui ha sede la tua essenza immutabile e indipendente da tutti gli stravolgimenti esterni.

Puoi restare nella posizione fino a 10/15 minuti. Poi con la stessa gradualità con cui sei andato in profondità torna a riemergere. Prenditi qualche minuto prima di tornare alle tua attività quotidiane».


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Paola Elena Brignoli

Con un passato da economista in Italia e un presente come insegnante yoga ad Amsterdam, Paola guida gli allievi in pratiche in cui riscoprire la propria strada utilizzando lo yoga come bussola interiore. Paola combina la creatività delle sequenze con l’attenzione all’allineamento, mescolando elementi di vinyasa e yin, donando energia ed equilibrio interiore.

Jores Facchinelli 

Rapita dal potere trasformativo dello yoga, Jores guida gli allievi alla scoperta di sé, creando sequenze che combinano i principi dell’ayurveda e la filosofia della yoga. Jores offre pratiche uniche in cui unisce il dinamismo del vinyasa con il potere introspettivo del restorative yoga, regalando consapevolezza delle proprie infinite potenzialità e risorse interiori.

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