Tra yoga e musica – Intervista a Gino Fioravanti

Autore di vari libri, Gino Fioravanti pratica yoga dalla fine degli anni ’70 e lo insegna dal 1990. Il suo percorso è molto ricco e versatile, avendo approfondito e studiato macrobiotica, Ortho-Bionomy®, meditazione e naturopatia. Dal 2003 pratica e insegna yoga seguendo gli studi e le ricerche del dott. M.V. Bhole. S’interessa di shivaismo kashmiro. Inoltre compone e produce musica d’ambiente. Per conoscere più a fondo il suo cammino yogico lo abbiamo intervistato.

Il suo percorso di yoga è molto articolato. Ha approfondito anche lo yoga kashmiro. Quali sono le principali caratteristiche di questa tradizione e quali benefici specifici apporta rispetto al “classico” Hatha Yoga?

«Lo yoga è un percorso evolutivo e come tale è inevitabile che sia articolato e tortuoso. Avvicinarsi allo yoga kashmiro è una tappa obbligata per ogni praticante che voglia risalire alle fonti del pensiero del tantra-yoga. Se consideriamo un testo di Hatha yoga “classico” – l’Hatapradipika – troviamo esposti sia pratiche di asana e pranayama, sia concetti piuttosto ermetici riguardanti nada e kundalini yoga.

Se invece ci rivolgiamo alle opere dello shivaismo kashmiro (Vijnanabhairava) entriamo in contatto con delle straordinarie “dharana” che puntano direttamente all’assorbimento nel divino attraverso un uso appropriato della sensorialità. Quasi tutte queste pratiche invitano a esperienze di natura vibrazionale ed estetica. Servono proprio a risvegliare il gusto del bello e della vita. Un inno all’esistenza. La tradizione kashmira è importante anche per lo sforzo di elevare ai più alti livelli filosofici e mistici il pensiero monista del tantra (Tantraloka)».

Ha studiato anche lo yoga del dottor Bhole. Quali elementi di questo metodo di yogaterapia pensa si possano introdurre in una pratica yogica quotidiana? Per esempio, quali asana possono essere benefiche in caso di mal di schiena/mal di spalle e in caso di stanchezza mentale (che sono alcuni dei disturbi psicofisici più diffusi)?

«Ho studiato soprattutto lo yoga del dott. Bhole. Gli elementi principali, base per ogni pratica, possono essere riassunti brevemente: consapevolezza del corpo, consapevolezza del respiro, consapevolezza dello stato mentale. Non è importante la posizione che si assume, ma dove si trovano la coscienza e il respiro nel momento in cui si entra in quella determinata postura. Le posizioni “giuste”, chiamate tutte sukasana in alcune Upanisad medioevali (Darsana Upanisad), sono quelle che procurano senso di comodità e di piacere. Come insegnanti di yoga bisogna però essere consapevoli che una determinata posizione può essere utile, comoda e piacevole per un allievo ed essere scomoda e inappropriata per un altro. Per questo motivo non posso suggerire asana “adatte” a tutti».

È poi appassionato di musica. Tanti praticanti, neofiti e non, spesso si chiedono se per praticare yoga occorre rimanere in un ambiente silenzioso, oppure, se in alcuni casi si può utilizzare come sottofondo un tappeto sonoro. Lei cosa consiglia? E quali tipi di musiche/sonorità suggerisce sia per la pratica di asana, sia per la pratica meditativa?

«Proprio perché conosco la musica e i suoi effetti preferisco far praticare allieve e allievi in silenzio, in un ambiente neutro, così da non distoglierli dall’ascolto del corpo. La musica è una dimensione troppo soggettiva e quindi va proposta e utilizzata con cognizione di causa. Se insegno utilizzando i principi del Samkhya allora devo ridurre al minimo interventi esterni (sonori in questo caso). Se lavoro con alcune dharana del tantra allora posso, dopo una fase preparatoria, servirmi di alcune musiche appropriate. Io stesso uso il suono come forma di meditazione (sia passiva, di ascolto, sia attiva, nel senso che compongo musica d’ambiente). Quello che posso suggerire è di educarsi alla musica meditativa partendo da autori “orecchiabili”, ma di qualità, come Robin Guthrie, John Foxx o alcuni brani di Eno, per poi lasciarsi coinvolgere dalle profonde suggestioni sonore di musicisti “filosofi e sciamani”, quali Steve Roach o Robert Rich».

Gino Fioravanti
                                                                                               Gino Fioravanti
Ha inoltre approfondito l’Ortho-Bionomy®. È un metodo ancora poco conosciuto in Italia. Secondo lei perché? E cosa consiste esattamente questo metodo?

«Ho praticato per vent’anni Ortho-Bionomy. Uno dei principi base è quello di permettere al corpo di assumere posizioni comode e antalgiche. Grazie a questo atteggiamento si innesca, attraverso il sistema fasciale, uno stato di totale rilassamento. Andiamo nella direzione opposta allo stretching! Per distendere un muscolo lo si deve mettere in accorciamento (posizione antalgica). Il muscolo decontratto si distende e il dolore viene eliminato. Utilissimo nella pratica yogica. Il metodo, così come lo yoga, invita al contatto con le dimensioni sottili dell’essere umano (kosha nelle Upanisad). Si, in Italia è poco conosciuta. Ha avuto la stessa sorte di tutte le DBN, molto popolari negli anni ’80 e ’90 e forse un po’ in declino da alcuni anni a questa parte».


L’Accademia Yoga Samavaya

Gino Fioravanti ha fondato nel 1986 l’accademia Samavaya, centro di Yoga che propone percorsi formativi mirati alla pratica e all’insegnamento dello Yoga. L’orientamento dell’accademia è quello di puntare su pratiche a indirizzo corporeo che aiutano a sviluppare nell’allievo una buona capacità di percezione del proprio essere tale da sviluppare alti livelli di presenza, consapevolezza fisica e respiratoria. Centrale nelle pratiche è lo sviluppo della capacità di ascolto di sé stessi per lo sviluppo di un’autonomia interiore, vera chiave di quella libertà e indipendenza dell’essere a cui aspira lo Yoga. Niente regole e dogmi ma una via di esperienza e capacità di ascoltare ciò che anima la persona dall’interno. L’Accademia Yoga Samavaya propone anche pratiche basate sugli insegnamenti del dott. M.V. Bhole, maestro di Yoga rinomato in tutto il mondo.

Per approfondire:
www.corsidiyoga.com/
www.corsiyogainsegnanti.it

Lo yoga e le sue origini

 

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