In varie tradizioni meditative vi sono pratiche di contemplazione e concentrazione che conducono la mente verso uno stato di calma. Nelle scuole di meditazione di orientamento buddhista vengono utilizzati determinati “oggetti” sui quali riporre l’attenzione in modo da quietare la mente. Nel momento in cui ci si focalizza verso un particolare “oggetto”, i pensieri e le emozioni disturbanti passano, senza che si dia loro peso. In questo modo la contemplazione produce concentrazione, che a sua volta attiva una condizione di profonda quiete mentale. Esempi di questa pratica sono la meditazione sulla candela (Trataka) e la meditazione sul respiro.
Coltivare l’attenzione
Questo tipo di pratiche sono efficaci per accrescere e affinare i livelli di attenzione. In una società caratterizzata da numerosi stimoli che provengono da più parti, è fondamentale essere vigili e mantenersi attenti, soprattutto quando si lavora e il lavoro richiede estrema concentrazione. In generale, essere attenti significa anche essere presenti alla situazione. Ciò potrebbe venir meno per vari fattori: stanchezza, stress, distrazioni, sino a un deficit cognitivo provocano una diminuzione dei livelli di attenzione. Anche l’uso eccessivo di smartphone, tablet, televisione, ecc. abbassano i livelli di attenzione. È per questo che forme meditative volte alla contemplazione risultano benefiche per migliorare i livelli di concentrazione. Attraverso la meditazione orientiamo la mente verso un determinato oggetto. Ci “addestriamo” a essere presenti al qui e ora, senza giudizio, senza alcuna alterazione o condizionamento. La mente si immerge nell’oggetto contemplato.
Su quali oggetti meditare
Oltre alla candela e al respiro, vi sono altri oggetti su cui riporre l’attenzione. Possiamo contemplare un colore, un’immagine, una o più parti del nostro corpo (come l’addome o il cuore) o si può visualizzare un paesaggio, un elemento della/e nella natura. In alcuni testi buddhisti, come il noto Canone Pali, vengono descritti alcuni oggetti sui quali è consigliato meditare e quindi sui quali focalizzarsi per condurre la mente a uno stato di quiete. Tra questi troviamo gli Elementi (terra, acqua, aria, fuoco), i colori e, appunto, la fiamma o una luce brillante.
E se la mente vaga?
Quando si inizia a praticare la meditazione su un certo oggetto è facile che la mente prima o poi riprenda a vagare, spostandosi da ciò che viene contemplato. Se si verifica ciò non bisogna colpevolizzarsi, né diventare ansiosi, né arrabbiarsi con se stessi, perché è naturale. Soprattutto per chi non ha familiarità con la meditazione le disattenzioni sono dietro l’angolo. È sufficiente prenderne atto. Nel momento in cui capiamo che la nostra mente si è distratta, ecco che iniziamo a sviluppare attenzione. Più si pratica, più si comprende quando e quanto si è deconcentrati. Questo tipo di attività sarà molto utile anche in altre circostanze, perché porteremo con noi ciò che impariamo durante la pratica meditativa.