Santosha fa parte dei cinque Niyama. Spiegati da Patanjali negli Yoga Sutra, i Niyama si possono definire regole di vita che influenzano il nostro stile di vita. Basati sull’autodisciplina, questi precetti ci invitano ad ascoltare il nostro corpo, la nostra mente, le nostre emozioni e a osservare i nostri comportamenti. Se seguiti con sincera motivazione, migliorano il nostro comportamento, sia verso gli altri, sia verso noi stessi. Ciò favorisce un’evoluzione e lo sviluppo di una profonda pace interiore.
I cinque Niyama sono:
- Shaucha: indica la purificazione o la pulizia, sia esterna, sia interna. Ne abbiamo parlato qui
- Santosha: si riferisce all’appagamento e lo approfondiremo di seguito
- Tapas: è l’autodisciplina, l’austerità unita alla ricerca spirituale.
- Svadhyaya: si collega allo studio del sé e ai testi che permettono di effettuare tale indagine.
- Ishvara-pranidhana: è l’abbandono del sé e dell’idea illusoria di essere separati dalla natura. Ciò permette di abbracciare il Sé supremo.
Contentezza, la virtù suprema
Santosha è il secondo Niyama.
Negli Yoga Sutra di Patanjali si legge:
saṃtoṣāt-anuttamaḥ-sukhalābhaḥ (Sutra 2.42)
“La contentezza è una fonte di soddisfazione e di gioia infinita”.
Nel Mahabharata, Santosha viene considerato un Niyama importante e descritto come “la virtù suprema”. Da esso possono scaturire le altre virtù, che conducono alla quiete mentale e alla suprema contentezza. Santosha può essere reso anche con “appagamento”. Esso indica la capacità di essere appagati e gioiosi, in qualunque circostanza della vita. Persino in una situazione difficile e complessa, chi ha coltivato questo Niyama grazie a un percorso yogico rimane in armonia e in pace.
L’importanza di Santosha nella pratica yogica
Essere appagati nella pratica yoga cosa significa?
Significa accettare i propri limiti ed evitare di paragonarsi agli altri. Se non si riesce a eseguire perfettamente un’asana, ricordiamo questo Niyama, e sperimentiamo la gioia della pratica, indipendentemente dal risultato. Man mano che si lavora sull’asana e su se stessi, l’esecuzione migliorerà. Invece, se ci si concentra sul risultato si rischia di diventare delusi.
Santosha aiuta a vivere nel momento presente, indipendentemente dalle situazioni esterne. Sentirsi appagati non dipende dagli oggetti materiali che si posseggono, nemmeno dal ruolo che abbiamo nella società, ma dal nostro modo di essere, dalla quiete mentale che percepiamo e dalla pace interiore che abbiamo alimentato e che alimentiamo con la pratica. Ciò conduce verso una crescita spirituale.
Alcune pratiche che aiutano a nutrire Santosha: