Difficoltà a concentrarsi, repentini mutamenti d’umore e insonnia impediscono di riconnettersi a sé. Questi stati psicofisici si manifestano durante i cambiamenti di stagione e in particolare tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Proprio come la natura si risveglia, così il corpo segue il ciclo delle stagioni. Si avverte l’esigenza di fare attività all’aria aperta e di seguire una dieta leggera. Da metà marzo a metà maggio, secondo l’ayurveda, i dosha tendono maggiormente a squilibrarsi. Per questo è importante stimolare l’organismo a ritrovare un proprio equilibrio psicofisico. Specifiche posture di yoga agiscono sul sistema nervoso, migliorando per esempio la qualità del sonno e diminuendo gli stati d’ansia.
Ritrovare l’equilibrio psicofisico
L’asana relativa al guerriero è chiamata Virabhadra e ve ne sono tre diverse varianti (per conoscerle in dettaglio si veda la sezione dedicata alla pratica e alle asana di questo sito). Eseguirle quotidianamente aiuta a migliorare la concentrazione e l’equilibrio. Le tre posture lavorano anche sui muscoli delle gambe e dei piedi. Permettono inoltre di sciogliere le tensioni alle spalle e i blocchi alla schiena. Per migliorare equilibrio e concentrazione indicata è anche Navasana, la “posizione della barca”. Questa postura contribuisce anche a far circolare meglio le energie. Garudasana è un’altra posizione adatta per migliorare l’equilibrio. Lavora al contempo sul piano energetico, stimolando l’elemento terra e quindi orientando la mente verso una maggiore concretezza. Viene attivato poi l’Ajna Chakra, centro energetico situato in mezzo alle sopracciglia, la cui armonia dona la capacità di andare oltre le apparenze e di comprendere a fondo la realtà.
Riconnettersi a sé grazie al pranayama
Il controllo consapevole del respiro aiuta a riequilibrare i flussi energetici dell’organismo. Attraverso l’inspiro e l’espiro ci si riconnette a sé e non si rimane più in balia dei pensieri disturbanti. Una semplice ed efficace tecnica di pranayama è la respirazione a narici alternate, chiamata in sanscrito nadi shodana. Indicata è anche la meditazione sul respiro. Per eseguirla ci si siede a gambe incrociate o si adotta una postura assisa, a scelta tra quelle suggerite per la pratica meditativa. Inizialmente, si respira in modo calmo e naturale. Dopo di che, con gli occhi chiusi, si diventa sempre più consapevoli del flusso dell’inspiro e dell’espiro. In seguito, si porta l’attenzione nel punto in cui l’aria per la prima volta tocca il corpo entrando nelle narici e il punto nel quale l’aria uscendo per l’ultima volta tocca le narici. Si tratta di un punto soggettivo. Se durante la pratica sorgono pensieri si prende consapevolezza di essi, per poi lasciarli scorrere come nuvole. Questa meditazione e la respirazione a narici alternate infondono calma, tranquillità e migliorano la concentrazione. Permettono poi di ricentrarsi e di riconnettersi alla propria dimensione interiore.