Quando la Mindfulness incontra l’ecologia profonda

Il termine Mindfulness indica la “presenza mentale”, o anche la “pienezza mentale”. I vari percorsi basati sulla Mindfulness hanno successo, perché sviluppano e rafforzano la consapevolezza. Ciò favorisce maggiore centratura, equilibrio, lucidità. La Mindfulness aiuta a plasmare una visione chiara e cosciente della realtà. Inoltre, la Mindfulness ci permette di abbracciare un approccio ecologico, che non sia puramente superficiale, ma profondo. Di questo ce ne parla Selene Calloni Williams.

«Secondo l’approccio immaginale – che è quello che contraddistingue ogni pratica che propongo – fare “ecologia profonda” significa vedere la natura con gli stessi occhi della natura e non con quelli della mente. Quindi occorre superare il mito del potere antropocentrico. Questo mito si è tradotto nella realtà in un depauperamento delle risorse del nostro pianeta. Vedere il mondo con occhi antropocentrici e, quindi, agire di conseguenza, significa porre la specie umana al centro di tutto l’universo. Ergendosi sopra questo piedistallo, l’uomo ha sfruttato e sfrutta la natura a proprio unico vantaggio. Sfrutta la natura perché agisce partendo dal proprio io».

Come superare la prospettiva antropocentrica?

«Occorre capire che la vita umana e non umana sul pianeta hanno un valore in sé, indipendente dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo. Occorre benedire e proteggere la biodiversità. La diversità delle forme di vita è il simbolo dei molteplici poteri creativi dell’anima ed è un bene inestimabile per il risveglio dell’uomo. La natura, infatti, è maestra. Molte attività dell’uomo costituiscono un’enorme ingerenza nei vari habitat e ciò determina un progressivo peggioramento delle condizioni dell’ambiente e della vita non umana. Questo perché l’uomo approccia la natura con intenzioni e strumenti inadeguati, che non sono in armonia con la bellezza e con lo spirito naturale».

Come può aiutare in tutto questo la pratica meditativa?

«Occorre mettersi in ascolto per comprendere cosa sia la natura. Ed è qui che la Mindfulness è di enorme importanza. Il meditante che osserva attraverso la prospettiva dell’attenzione cosciente sa bene che la natura è simbolo, immagine e non oggetto. Questa immagine è il frutto di una condivisione tra umano e divino, tra visibile e invisibile. Perciò, se veramente vuole fare ecologia, l’uomo non può esimersi dal tentare di conoscere il proprio Sé profondo. È cercando se stesso che l’uomo incontra la natura. Fare ecologia profonda significa riunire lo spirito e la natura, il Purusha e la Prakriti, per usare due termini sanscriti. La drammatica riduzione dell’ambiente naturale e la tremenda diminuzione della vita non umana sul pianeta denotano un vertiginoso accrescimento della difficoltà da parte dell’uomo di ritrovare l’altra metà di sé, quella invisibile, l’anima.

Ecco che la meditazione ci permette di andare oltre la materia, di accedere alla nostra interiorità e di capire chi siamo davvero. E possiamo comprendere che siamo parte della natura. Meditando sviluppiamo compassione, empatia, attenzione cosciente. La meditazione ci amplia la prospettiva con cui guardiamo e consideriamo la natura. Risvegliando parti della mente sopite e attivando nuovi neuroni possiamo cambiare le nostre abitudini. Solo in una prospettiva non-duale, non-antropocentrica possiamo rinascere e abbracciare veramente la vita sul pianeta senza bisogno di distruggerla. Il fine della natura, parafrasando il grande yogin Sri Aurobindo, non può essere questo “ometto in giacca e cravatta”. Quest’uomo è una tappa e la meditazione è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per superarlo, creando oltre noi stessi».

Per approfondire, si veda il libro “Mindfulness Immaginale” (Edizioni Mediterranee).

Selene Calloni Williams

Scrittrice, viaggiatrice e documentarista, è autrice di numerosi libri e documentari a tema psicologia ed ecologia profonda, sciamanismo, yoga, filosofia e antropologia.

La sua peculiarità e risorsa è poter spaziare da Oriente a Occidente. In Oriente, e precisamente in Sri Lanka, Selene studia e pratica, per svariati anni, la meditazione buddhista Theravada. Tornata in Europa, studia psicologia e ottiene un master in screenwriting presso la Napier University di Edimburgo. Incontra quindi il celebre psicoanalista James Hillman che la inizia al mondo alchemico della psicologia del profondo e alla visione immaginale.
La possibilità di abbracciare insegnamenti orientali e occidentali è assai preziosa perché capace di tradurre il messaggio orientale in modi adeguati alle modalità di ricezione della psiche degli occidentali, i quali indubbiamente hanno una tradizione immaginale occidentale.

Selene Calloni Williams è l’iniziatrice del “metodo simbolo-immaginale” o “approccio immaginale” e della scuola italo svizzero degli immaginalisti. L’approccio immaginale è applicato a varie tecniche e discipline nell’ambito delle professioni fondate sulla relazione d’aiuto e nel campo della crescita personale. Per esempio la Mindfulness Immaginale, la Psicogenealogia Immaginale, le Costellazioni Immaginali, la Regressione Immaginale, ecc. L’approccio immaginale si caratterizza poiché non parte dall’Io e non ha come fine il rinforzo delle strutture dell’Io, bensì segue il cammino del “fare anima”, rappresentato dalla capacità di smaterializzare e depersonalizzare il reale.

Selene Calloni Williams è relatrice internazionale. Ha partecipato a numerosi convegni e congressi al fianco di grandi personaggi come James Hillman, Raimon Panikkar, Karan Sing. È stata chiamata in qualità di keynote speaker in diversi atenei (Università di Varese, Università di Padova, ecc.). Ma la sua risorsa più evidente è certamente la creatività, la capacità di creare nuove visioni e di raccontarle.

Maggiori info:

selenecalloniwilliams.com

Selene Calloni Williams – photo Chiara Mazzocchi

 

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