Proteggere l’articolazione sacropelvica con lo yoga

L’articolazione sacropelvica è chiamata anche sacroiliaca e crea il legame tra l’osso sacro e l’osso iliaco. Essa sostiene la schiena e il bacino. Dà forma alla curva sacrale. È una zona del corpo soggetta a infiammazioni e ad altri disturbi connessi a una postura errata, alla mancanza di movimento o a uno strappo. L’articolazione sacropelvica svolge un ruolo importante nel sostenere il corpo e il suo peso. Alcune posture yoga lavorano sull’articolazione sacropelvica, rafforzandola e migliorandone la flessibilità.

Setu Bandhasana, la posizione del ponte

Per rafforzare l’articolazione sacropelvica una delle posture consigliate è Setu Bandhasana, posizione che rappresenta la forma di un ponte.

Come si esegue

Si inizia da Savasana. Si piegano le ginocchia, lasciando che le piante dei piedi siano ben appoggiate a terra e parallele tra loro. Inspirando si contraggono i muscoli alla base del bacino e lentamente si sollevano il coccige e l’osso sacro e progressivamente si solleva la schiena. Si appoggiano le mani sulla parte bassa della schiena, all’altezza del bacino, in questo modo il peso del corpo vien distribuito tra gli arti inferiori e la parte alta della colonna vertebrale. Si rimane in questa postura per almeno 2 o 3 cicli respiratori. Per sciogliere la postura, si abbassa la schiena molto lentamente, eventualmente aiutandosi con le mani che sostengono la colonna vertebrale.

Variante

Si può adottare la variante della postura chiamata Dwi Pada Pitham. La differenza rispetto alla precedente descrizione riguarda la posizione delle braccia, che rimangono distese lungo il corpo, quindi non sostengono la colonna vertebrale. I palmi delle mani sono rivolti verso terra. Per sostenere meglio il corpo si contraggono i muscoli dei glutei.

Salabhasana, la posizione della locusta

 Shalabhasana locusta

Un’altra postura che lavora sull’articolazione sacropelvica è Salabhasana, la posizione della locusta. Si tratta di un’asana che rafforza la muscolatura di braccia, spalle, cosce e gambe. Per eseguirla ci si sdraia proni. Le gambe sono distese e allungate, così come le braccia.

Nella fase dinamica si sollevano in modo sincronizzato il braccio destro e la gamba sinistra, e per almeno 2 cicli respiratori si rimane immobili in questa posizione, per poi continuare sollevando in modo sincronizzato il braccio sinistro e la gamba destra.

Bhadrasana, la posizione della farfalla

Bhadrasana

Chiamata “posizione della farfalla”, quest’asana aiuta ad allungare la zona interna dell’inguine; inoltre, migliora la flessibilità delle anche e distende la parte bassa della schiena. Si esegue adottando una postura assisa. Ci si siede sul tappetino yoga e si incrociano le gambe. Il coccige è ben appoggiato al tappetino. Si flettono le ginocchia e si uniscono le piante dei piedi, e si avvicinano i talloni all’inguine aiutandosi eventualmente con le mani. Si spingono in modo ritmato le ginocchia verso il suolo, poi si rilasciano verso l’alto. Il movimento delle gambe sembra esprimere il volo di una farfalla.

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