Pratyahara è la quinta fase del percorso evolutivo dell’ottuplice sentiero ed è spiegata negli Yoga Sutra di Patanjali. L’Ashtanga Yoga, chiamato anche “le otto membra dello yoga”, prevede questa importante fase. Pratyahara, che significa “ritiro dei sensi”, rappresenta la fase di collegamento tra gli esercizi connessi alla respirazione, alle posture, alla condotta di vita, e gli stadi maggiormente contemplativi. I primi tre stadi sono collegati alla disciplina dell’Hatha Yoga e sono: Yama, Niyama e Asana. Il quarto stadio è il controllo cosciente della respirazione (Pranayama) cui segue il Pratyahara, la fase di distacco dall’attività sensoriale. Da questo stadio lo sguardo è rivolto alla dimensione interiore. Nelle ultime tre fasi (Dharana, Dhyana, Samadhi) il praticante di yoga mantiene la mente profondamente concentrata, per poi passare alla fase di meditazione profonda. Raggiungere il Samadhi significa raggiungere lo stato più elevato della coscienza, quindi l’unione col proprio Sé e con il divino.

Pratyahara, cos’è esattamente

Pratyahara è quello stadio che conduce il praticante verso la propria dimensione interiore. Nell’antico testo yogico chiamato Gheranda samhita si definisce Pratyahara come quella tecnica che permette di addestrare la mente per il tramite degli organi di senso. “La semplice conoscenza di esso distrugge i nemici dell’uomo, come i desideri” si legge nel testo qui citato. Il maestro B. K. S. Iyengar affermò che grazie al Pratyahara, le energie centrifughe generate dall’Hatha yoga (che rappresenta i primi stadi dell’ottuplice sentiero) vengono controllate grazie alla fase di distacco. Pratyahara, secondo B. K. S. Iyengar, sviluppa una forza centripeta e quindi un’autodisciplina, in grado di controllare tutte quelle energie potenti emerse attraverso le asana e il pranayama. Con Pratyahara i sensi vengono “utilizzati come strumenti” per osservare l’interno, e non più l’esterno, come invece generalmente avviene. Ciò presuppone il non giudizio. Questo aspetto è fondamentale se si vuole evolvere e proseguire compiutamente con l’ottuplice sentiero. Il non giudizio è rivolto a tutto: è rivolto a se stessi e a ciò che accade all’esterno. Se per esempio si sente un rumore provenire dalla stanza accanto, si afferma semplicemente nella mente: “C’è un rumore”, senza aggiungere nient’altro. Non si dà voce ad alcun giudizio riferito a quel rumore.

Alcune tecniche di Pratyahara

Una delle tecniche basilari per entrare nella fase di Pratyahara consiste nel portare l’attenzione cosciente al proprio respiro naturale e spontaneo. Si percepisce senza giudizio il flusso dell’inspiro e dell’espiro. Per facilitare la consapevolezza si può rimanere consapevoli dei movimenti dell’addome che si abbassa e si alza, per poi continuare a porre l’attenzione semplicemente sul respiro, senza sforzo. Un’altra tecnica è chiamata Trataka e consiste nel focalizzare lo sguardo sulla fiamma di una candela accesa. La candela viene posta sopra un ripiano o un comodino all’altezza degli occhi. La stanza viene illuminata solo dalla luce della candela. Ci si siede nella postura meditativa assisa a una distanza di circa 70 cm. Dopo essere rimasti con gli occhi chiusi per alcuni istanti, si inizia a fissare la luce della candela, nella sua parte superiore. Dopo di che, chiudendo ancora gli occhi, si ha la chiara impressione della luce della fiamma.

Perché è importante Pratyahara

Se ci si ferma ai primi stadi dell’ottuplice sentiero si rischia di rimanere in balia dell’energie emerse durante l’Hatha Yoga. Sono energie potenti che, se non controllate, rischiano di far emergere un eccesso di Ego, nonché emozioni e pensieri che possono esseri dannosi. Occorre addestrare la mente ed è per questo che Pratyahara è fondamentale per chi pratica yoga. Pratyahara contribuisce a calmare la mente, a controllarla e a controllare i sensi. In questo modo si può accedere agli stadi successivi dello yoga. Solo andando oltre la pratica puramente fisica si può accedere alla visione profonda della realtà.