Meditazione e compassione

Sempre più studi stanno dimostrando come la pratica regolare della meditazione crei una serie di benefici, tra cui un maggior sviluppo della compassione. Ricercatori e neuroscienziati come Richard Davidson e Antoine Lutz hanno confermato quanto sia efficace ripetere quotidianamente pratiche meditative e contemplative. Eseguire la meditazione sul respiro, o la meditazione di consapevolezza ogni giorno è una forma di allenamento per il nostro cervello. Più si pratica, più si producono effetti positivi. In primo luogo, si affinano l’attenzione e la concentrazione; inoltre, si diventa maggiormente presenti e consapevoli del qui e ora e delle sensazioni che si percepiscono.

Alimentare la compassione

Man mano che si pratica si accresce anche la compassione verso se stessi e verso gli altri. Per compassione non si intende una forma di pietismo, bensì ci si riferisce al suo significato più profondo. La parola “compassione” deriva dal latino cum patior, ovvero “soffro con”. Ciò indica che quando si prova compassione si percepisce la sofferenza o il dolore o una certa emozione provata da un’altra persona o da un gruppo di persone. “Si è con l’altro nel sentire”. Quando si sviluppa compassione, si alimenta anche l’empatia. Come ha rilevato Jon-Kabat Zinn “Essere presenti alle sensazioni del respiro nel corpo contiene in sé tutto ciò di cui abbiamo bisogno per coltivare l’intero campo della nostra umanità, compresa la capacità di essere saggi e di provare compassione”.

Meditazione e cambiamenti neuroplastici nel cervello

Quando si intraprende un cammino meditativo avvengono cambiamenti neuroplastici a livello cerebrale. Poiché la meditazione addestra la mente a essere nel presente e a focalizzarsi su un certo oggetto interiore o esteriore a sé, la pratica produce mutamenti cerebrali. Si tratta di cambiamenti neuroplastici positivi. Questi a loro volta creano benessere fisico e mentale, nonché un maggior equilibrio psicofisico. Oltre a ciò vengono appunto stimolate sensazioni ed emozioni positive, come la compassione e la felicità.

Questo aspetto è talmente importante che presso la Stanford University è stato creato nel 2008 il Center for Compassion and Altruism Research and Education (CCARE), l’Istituto di ricerca e di educazione sulla compassione e l’altruismo. L’intento di questo Istituto è quello di condurre rigorose ricerche sul comportamento volto alla compassione e all’altruismo. Comportamento che ha permesso alla specie umana di sopravvivere e di evolvere. La compassione è dunque un elemento fondamentale per il nostro benessere e per la costruzione di una società fondata sul sentire comune.

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