L’Università di Pisa e le ricerche sugli effetti della meditazione

Alcuni ricercatori dell’Università di Pisa si sono recati a Dharamsala, in India, presso il Kalachakra Institute for Meditation al fine di portare avanti ricerche volte a studiare e ad approfondire gli effetti della meditazione sul piano cerebrale. Tra i Docenti impegnati in questi studi vi sono il professor Angelo Gemignani e il dottor Ciro Conversano del dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica e il professor Bruno Neri del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione.

Meditazione e stress

La collaborazione tra l’Università di Pisa e il Kalachakra Institute for Meditation si rivela importante per condurre nuove ricerche relative al rapporto tra meditazione e benessere. Ricerche che intendono capire anche come le pratiche contemplative – in questo caso la meditazione buddhista – possano attivare determinate aree del cervello, in modo da favorire una riduzione dello stress cronico. Come hanno sottolineato i ricercatori, queste ricerche offrono «la possibilità di incrociare l’esperienza in prima persona con l’osservazione dei correlati neuronali, in particolare, con lo studio dei tracciati elettroencefalografici registrati nel corso delle sessioni di meditazione. La cosiddetta neurofenomenologia di Francisco Varela. Nella fattispecie, la collaborazione col Khalachakhra Institute consentirà di lavorare con meditatori avanzati che praticano alcune tecniche esoteriche, tramandate solo per via orale da maestro a discepolo, che permetterebbero di accedere al controllo del rapporto mente/corpo».

Lo sviluppo del concetto di “Mindscience”

L’Università di Pisa è da anni che svolge attività nel campo della ricerca correlata al rapporto meditazione/cervello/benessere. Con un simposio organizzato nel 2017 è stato diffuso il concetto di “Mindscience”. Un termine che vuole fornire un passo ulteriore al concetto di “Neuroscience”. Come era stato evidenziato in occasione del simposio, Neuroscience indica “un approccio in terza persona all’indagine dei fenomeni mentali centrato sullo studio dei suoi correlati neuronali”.

Utilizzando anche il concetto di “Mindscience” si pone la centralità all’introspezione, alla meditazione, alla contemplazione. L’approccio non è più in terza persona, ma in prima persona. In questo modo, le scienze occidentali incontrano le tradizioni contemplative orientali. Ciò può fornire un quadro più ampio e allo stesso tempo più particolareggiato di quello che accade nel cervello dopo anni di meditazione. A sua volta i cambiamenti nell’area cerebrale producono effetti sul piano fisico, mentale, ma anche emotivo e comportamentale. Basti pensare alla riduzione del cortisolo, l’ormone dello stress. Per approfondire clicca qui.

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