L’influsso degli avi nel progetto di vita

Intervista a Selene Calloni Williams

Le vicende occorse agli avi possono influenzare le generazioni successive? Si può parlare di “memoria del clan familiare”? Per capire meglio il possibile rapporto tra il passato di un antenato e ciò che accade a un suo discendente abbiamo rivolto alcune domande a Selene Calloni Williams, direttrice di Imaginal Academy, nonché esperta in psicologia transgenerazionale e costellazioni familiari ad approccio immaginale.

Si può parlare di un influsso degli avi nella vita delle presenti generazioni?

«Ciò che è accaduto agli avi viene registrato nella memoria del can familiare in modi simbolici. Questi simboli sono energie, vincoli emotivi che, in un certo senso, “programmano” il progetto di vita dei discendenti. In altre parole, gli eventi del passato vengono recepiti in senso simbolico come forze ricorrenti capaci persino di potenziarsi passando di generazione in generazione. Ma attraverso vari strumenti, come la psicologia transgenerazionale e le costellazioni familiari ad approccio immaginale, è possibile “riscattarsi” da questo vincolo. Si onorano gli avi, ma si esce dall’auto-boicottaggio».

Perché gli avi esercitano questa forza?

«Gli avi hanno molto potere sugli uomini poiché essi sono sia al di fuori che dentro di essi. La conoscenza di questi esseri in alcune tradizioni di matrice sciamanica si è approfondita dando origine a una cosmografia e a una psicologia naturale. L’influsso degli avi sul nostro progetto di vita è innegabile. Un figlio non viene concepito, atteso e generato solo per se stesso, ma per obbedire a sogni e desideri il più delle volte inespressi o irrealizzati del clan familiare. Quando veniamo al modo siamo già portatori di numerose missioni da compiere: riparare torti subiti, ristabilire equilibri perduti, riscattare pesanti rinunce, ripetere ostinatamente determinate emozioni in nome di legami invisibili, obblighi d’amore occulti nei confronti dei nostri antenati, così agiamo con la sensazione di avere un vuoto da colmare, un’ingiustizia a cui porre rimedio, un equilibrio da restaurare. Nascita e morte sono eventi determinanti nel progetto di vita di un individuo. La morte degli avi è importante: poiché è avvenuta proprio in quel momento e non in un qualsiasi altro, essa ha lasciato incompiuti certi progetti, ha trovato vibranti alcune emozioni e dirompenti certi pensieri, gli stessi che saranno ereditati dai discendenti».

Si può quindi parlare di “programmazione inconscia”?

«Certo. La programmazione inconscia ricevuta dal clan familiare entra a far parte del progetto di un individuo fin dal momento del suo concepimento. Ma è importante conoscere la morte degli avi. È solo conoscendo la morte che si può rinascere. È altresì importante conoscere quale rappresentazione abbiamo dei nostri avi e ciò è possibile grazie al genogramma».

Cos’è esattamente un genogramma?

«Si tratta di una sorta di albero genealogico realizzato mediante l’utilizzo di simboli particolari. Attraverso il genogramma è possibile comprendere quei legami invisibili tra gli avi e i loro discendenti».

Il suo lavoro sugli avi si ispira al suo maestro James Hillman?

«Hillman è il mio maestro occidentale. Grazie a lui ho sviluppato l’approccio simbolo-immaginale. La visione di Hillman ci porta a considerare il culto degli avi. Divenire consapevoli dei condizionamenti che – per il fatto di essere nati in una certa famiglia e in una data cultura – influenzano i nostri obiettivi, i nostri desideri, il nostro comportamento significa anche poter sentire oltre questi stessi condizionamenti».


Per approfondire ulteriormente queste tematiche:

James Hillman. Il cammino del “fare anima” e dell’ecologia profonda, Selene Calloni Williams (Ed. Mediterranee)

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