L’India celebra Shiva, Signore degli yogi e degli asceti

Shiva insieme a Vishnu e Brama – coi quali forma la Trimurti – è tra le divinità mitologiche più amate in India. Signore dello Yoga, Shiva trascende la natura illusoria del mondo.

Egli viene ritratto sotto varie forme: come linga (scritto anche come “lingam”), simbolo fallico; oppure è rappresentato raffigurato mentre medita tra le alte vette dell’Himalaya.

A lui è dedicata una delle feste indiane più suggestive, 
chiamata Maha Shivaratri. 
Nel 2025, viene celebrata il 26 febbraio.

Maha significa “grande”, mentre Ratri si riferisce alla “notte”. È quindi la “grande notte del dio Shiva”, strettamente connessa alle fasi lunari. In questo caso, la festa si tiene in occasione del Krishna Paksha, che può cadere o a fine febbraio o a inizio marzo, a seconda di quando vi è la Luna calante.

Le celebrazioni sono scandite da digiuno e veglia, accompagnati da narrazioni di miti, puja (offerte), bagni di purificazione e canti. 

Shiva, asceta e simbolo del potere creativo

Sebbene Shiva sia ritenuto “signore degli yogi e degli asceti” e venga spesso rappresentato in posizione meditativa, egli viene altrettanto spesso ritratto attraverso il linga, il fallo, forma simbolica dell’erotismo e dell’energia sessuale.

Lo Shiva lingam presso il tempio Bradishwara, Tanjore, Thanjavur (Tamil Nadu)

Shiva è, non a caso, una divinità ambigua, capace di rappresentare la pura espressione dell’ascetismo, così come la massima potenza del fuoco creativo.

Il linga di Shiva è gonfio di potere creativo, poiché egli non sparge mai il proprio seme, ma lo trattiene. Il linga è sempre accompagnato dalla yoni, simbolo dell’energia femminile. Insieme, linga e yoni, indicano l’unione di maschile e femminile, del cielo e della terra e rappresentano la totalità dell’esistenza.

Shiva e Parvati presso il tempio Hoysala, Halebeedu, Karnataka

Il culto del linga è molto diffuso in India: ve ne sono scolpiti nella pietra o nell’arenaria rossa, o creati in bronzo. Quelli più venerati sono i cosiddetti “linga autorivelati”, che appaiono nelle formazioni naturali.

Tra le città indiane consacrate a Shiva vi è Varanasi (Benares), dove lungo i ghat, è possibile vedere la rappresentazione dell’unione della yoni con il linga di Shiva.

Il Signore della danza

Shiva è anche “il signore della danza”. La posizione yoga chiamata Natarajasana esprime proprio questo suo aspetto. Shiva Nataraja esprime l’eterno movimento tra creazione e distruzione. Tutto è dinamico e tutto è ciclico: si nasce, si muore, poi si rinasce.

Come ha sottolineato lo storico e saggista indiano Devdutt Pattanaik:

L’immagine di Naṭarāja è la rappresentazione simbolica e coreografica della saggezza indica, in cui le mani e i piedi in movimento rappresentano il mondo, che è in continuo mutamento. Śiva solleva una mano in abhaya mudrā, con il palmo rivolto verso l’esterno, dicendoci di non aver paura del piede che si agita ma di concentrarci su quello fermo sul terreno che rappresenta l’anima. L’anima non è né creata, né distrutta, è immortale, perciò non ha fame e non teme la morte. Secondo la filosofia dello yoga, è la nostra vera essenza.

Tra puja, purificazioni e mantra

I dieci giorni che precedono Maha Shivaratri sono dedicati alla purificazione, in modo da percepire in modo chiaro l’unione con la divinità. Secondo alcune tradizioni, la celebrazione della grande notte di Shiva è caratterizzata da un digiuno nel corso della giornata che la precede. Sono poi organizzate puja (riti d’offerta) ogni tre ore, dalle 18.00 alle 6.00 del mattino, quindi in tutto si svolgono quattro puja. Il mantra più recitato è Om namah Shivaya.

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