L’attualità degli insegnamenti di Thich Nhat Hanh

In occasione dell’anniversario della nascita di Thich Nhat Hanh vogliamo ricordare la profonda saggezza di questo maestro zen vietnamita attraverso gli elementi centrali del suo percorso esistenziale-spirituale.

Chi segue il nostro sito, avrà avuto modo di leggere altri Articoli dedicati al maestro zen vietnamita Thich Nhat Hanh (11 ottobre 1926 – 22 gennaio 2022), tra le figure spiritualmente più elevate dell’era contemporanea.

È da considerarsi non solo tra i massimi saggi del buddhismo, ma anche attivista per la pace, come testimonia la sua intera esistenza. Thich Nhat Hanh è sempre stato fautore di pratiche basate sulla non-violenza.

L’universalità dei suoi insegnamenti

Thich Nhat Hanh a Plum Village – ph. PlumVillage.org

Qui desideriamo parlare dell’attualità e dell’universalità dei suoi insegnamenti.

Ancora oggi molte persone si limitano a inquadrare il suo percorso di vita semplicemente e unicamente all’interno della tradizione buddhista. In realtà, Thay (la parola “Thay“, in vietnamita, significa “maestro“) ha saputo creare un ponte tra oriente e occidente, parlando non soltanto alla comunità buddhista, ma anche alle migliaia e migliaia di persone di varia estrazione sociale, culturale, religiosa ai differenti angoli del globo. Non è un caso che i suoi libri siano venduti in tutto il mondo a distanza di anni dalla sua dipartita.

In un “villaggio globale” in cui, a vari livelli, si vogliono diffondere idee
e parole bellicistiche, che poi portano inevitabilmente a reali conflitti,
i messaggi di pace promossi da Thich Nhat Hanh
sono un faro per la creazione di un mondo migliore.

Il percorso esistenziale e spirituale di Thich Nhat Hanh si intreccia con la pratica della non-violenza. Lui stesso ha vissuto in prima persona gli effetti tragici del conflitto in Vietnam. È proprio perché ha sperimentato direttamente le conseguenze della guerra – vedendo allievi, amici, connazionali e monaci morire – ha sempre voluto diffondere messaggi di pace.

La Pace, sosteneva, inizia prima di tutto dentro di noi. La società è formata da singoli individui; è a partire da questo livello che si costruiscono le basi di un mondo non più conflittuale.

Il buddhismo impegnato di Thich Nhat Hanh

A Thich Nhat Hanh si deve la definizione e l’applicazione del buddhismo impegnato. Le prime tracce si ritrovano già nel 1949, quando Thay, insieme ad altri monaci e laici, fondò l’Istituto di Studi Buddhisti An Quang, a Ho Chi Minh City. L’Istituto venne poi chiamato Ung Quang, quando si unì il Venerabile Tri Huu, insegnante di Dharma, con cui Thich Nhat Hanh e altri monaci costruirono il tempio Ung Quang.

All’epoca il Vietnam era soffocato dal conflitto tra i francesi e il movimento di resistenza vietnamita. Dovettero passare cinque anni prima che si raggiungessero gli accordi di Pace di Ginevra, firmati nel 1954. Accordi che divisero il Paese in due zone: il Nord e il Sud, separati da un confine più ideologico e di potere, che geografico. Una separazione che portò molta confusione. Thich Nhat Hanh scrisse una serie di articoli in cui diffuse il concetto di “Buddhismo Impegnato”. Concetto che poi approfondì ulteriormente dopo che il Vietnam ripiombò in una nuova guerra tra il Nord e il Sud del paese, quest’ultimo sostenuto militarmente sul campo dagli USA.

Thich Nhat Hanh, in varie interviste e discorsi, spiegò cosa intendesse per buddhismo impegnato:

Quando una bomba colpisce esseri senzienti, non puoi sederti in un monastero. La meditazione è la consapevolezza di ciò che sta accadendo, non solo dentro di te, ma intorno al tuo corpo e alle tue emozioni”. “E il buddhismo ha a che vedere con la vita quotidiana, con il dolore dentro di te e di chi ti circonda”.

L’intreccio fra pratiche di Mindfulness e la costruzione di un mondo non-violento

Il buddhismo impegnato di Thich Nhat Hanh è sostenuto dalle pratiche di presenza mentale. Il concetto di Mindfulness e lo stesso termine sono stati diffusi in Occidente prevalentemente dagli scritti e dai numerosi discorsi di Thay.

Il monaco zen vietnamita invitava coloro che partecipavano ai suoi ritiri a considerare il momento presente come “la vera casa”. È nel qui e ora che viviamo nella consapevolezza.

La presenza mentale ci aiuta a capire che “il miracolo non è camminare sull’acqua”, bensì “è camminare sul nostro verde pianeta nel momento presente, per poter apprezzare la pace e la bellezza che ci si offrono proprio ora”.

Famoso è il suo racconto dedicato all’arte di bere un tè in consapevolezza.

“Quando bevo il tè, bevo solo tè, non idee, perché il tè è una verità meravigliosa, e anch’io sono una realtà meravigliosa. Sono lì, in contatto con il tè; queste due meraviglie si incontrano: lì c’è la vita, lì c’è l’amore, lì c’è la pace. Se so come bere il mio tè, sono veramente presente e il tè diventa reale, non più un fantasma. Allora sai come preservare te stesso, preservare il tè, preservare il pianeta. Questo è amore, consapevolezza, libertà. Se ti lasci trasportare dall’ansia, dalla paura, dalla rabbia, non sei libero di bere il tuo tè…”

Gli insegnamenti di Thay ci permettono di capire che pace e presenza mentale sono strettamente collegate. Per cambiare il mondo occorre trasformare prima noi stessi: trasformare i nostri pensieri, le nostre convinzioni, le nostre scelte e azioni in una direzione volta alla costruzione di una società pacifica.

A tutto ciò si aggiunge un altro aspetto centrale nella vita di Thich Nhat Hanh, che si può sintetizzare citando il titolo del suo libro “Spegni il fuoco della rabbia”.

Un testo che, a nostro avviso, dovrebbe essere letto e proposto nelle scuole, perché racchiude una saggezza in grado di attraversare le differenze culturali. Nelle pagine vengono descritte pratiche volte a realizzare concretamente un cammino di riconciliazione.

Thay ci ha spiegato che se l’odio e la rabbia si trovano nei nostri cuori non ci potrà mai essere pace dentro e fuori di noi.

Odio e rabbia sono antitetici a un approccio collaborativo.

La presenza mentale aiuta proprio a innaffiare i semi dell’empatia, della compassione e quindi i semi della pace.

Le pratiche di presenza mentale (Mindfulness) aiutano a sviluppare calma interiore. Grazie a questa condizione di pace interiore e di centratura si mantiene (o si ritrova) la lucidità per affrontare qualsiasi situazione, anche quella più difficile. Occorre capire le reali cause della sofferenza. E questa comprensione “ci aiuterà a fare ciò che va fatto, e a non fare ciò che potrebbe essere dannoso per noi e per gli altri”.

La Pace, la riconciliazione e la felicità cominciano da te
Thich Nhat Hanh

a cura di Silvia C. Turrin

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