La meditazione spiegata dalla scienza

Nel corso degli ultimi decenni, si sono moltiplicati gli studi scientifici riguardanti gli effetti della meditazione. Tutti concordano su di un punto: meditare fa bene a livello psico-fisico ed energetico. Tra le tante ricerche portate avanti vi sono quelle del neurobiologo belga Steven Laureys, professore presso il dipartimento di neurologia dell’Università di Liegi. Per divulgarli anche a un vasto pubblico, il Prof. Laureys li ha sintetizzati nel libro “La meditazione spiegata dalla scienza. Come la meditazione plasma il cervello e favorisce il benessere” (Red Edizioni, 2021). Un testo di chiara lettura, seppur denso di spiegazioni accurate in ambito delle neuroscienze.

Quando troppi pensieri si affollano nella mente

Steven Laureys sottolinea quanto la nostra mente sia affollata da un continuo via vai di pensieri. Il meccanismo di sopravvivenza insito in noi come specie Homo sapiens è uno dei fattori della cosiddetta “mente scimmia”. Questa espressione, nonché metafora, viene utilizzata da molti maestri di meditazione per evidenziare proprio il turbinio di pensieri che avviene nella nostra mente. Steven Laureys spiega che il nostro atavico meccanismo di sopravvivenza si è sviluppato e perfezionato permettendoci di evolverci. Al contempo, però, questa evoluzione ci porta a pensare e ad analizzare troppo ogni cosa. Ciò ci porta a essere regolarmente soggetti a vari episodi stressanti.

Il nostro meccanismo interno di sopravvivenza è diventato così complesso che il cervello non è mai in riposo, persino di notte, quando andiamo a dormire”, afferma Laureys.

L’eccesso di pensieri e di analisi ci porta a sperimentare di frequente una sensazione di pericolo. Abbiamo paura, spesso e anche senza una reale motivazione, come spiega Steven Laureys: “Il nostro meccanismo interno di sopravvivenza è in sovraccarico e non riusciamo più a lasciarci andare”.

Se ciò si verifica di frequente, crescono in noi emozioni e sensazioni disturbanti come appunto la paura, o l’ansia, o la depressione. Si rischia di cadere in una condizione stressante, sino a giungere al burnout.

Meditare per “riconfigurare” il nostro cervello

Ecco che la meditazione ci viene in aiuto, grazie alla sua capacità di modificare le aree del nostro cervello.

“Decenni di ricerche basate sul dialogo tra psicologia e neuroscienze, da un lato, e il mondo contemplativo, dall’altro, ci hanno insegnato che la meditazione è un mezzo per riprendere il controllo su questo meccanismo interno che ora è in crisi è […]. La meditazione è uno strumento che ci permette di scegliere deliberatamente di rimanere calmi e di padroneggiare il flusso costante dei nostri pensieri”, sottolinea Steven Laureys.

La pratica meditativa ci permette di prevenire e trattare vari disturbi tipici di una società iper-razionale e frenetica, come:

  • stress
  • ansia
  • disturbi della concentrazione
  • deficit di attenzione
  • depressione
  • esaurimento
  • insonnia
  • dolore cronico
  • disturbi del sistema immunitario
  • malattie cardiovascolari.

 

Di contro, la meditazione aiuta a esprimere e a rafforzare emozioni e sensazioni di benessere, come l’empatia, la compassione, l’altruismo, l’amore incondizionato. Ciò è possibile perché la pratica costante influisce positivamente sul cervello, “riprogrammandolo”. Lo confermano gli studi promossi da Laureys (che a loro volta confermano e ampliano quelli portati avanti in precedenza da altri ricercatori, tra cui Richard Davidson dell’Università del Wisconsin, Madison e Clifford Saron dell’Università della California). All’interno del laboratorio di Laureys – il GIGA-Consciousness – e al Centre du Cerveau dell’Università di Liegi, dove lavora lo stesso Laureys, vi sono strumenti di alta tecnologia che studiano il funzionamento e la struttura del cervello.

In questi spazi di ricerca, il ricercatore e neurologo belga ha potuto esaminare con attenzione il cervello di Matthieu Ricard, monaco buddhista con più di 60mila ore di meditazione al suo attivo. Le analisi permettono di confrontare le sue reazioni cerebrali con quelle di altri individui della sua fascia d’età. Gli strumenti fondamentali per tale ricerche sono la risonanza magnetica, la risonanza magnetica funzionale, la Pet e l’EEG.

Laureys nel suo libro spiega in dettaglio le loro singole funzioni, nonché le caratteristiche di test specifici per analizzare la connettività cerebrale. Man mano che si leggono le pagine si ci addentra in un mondo affascinante, che unisce scienza e meditazione, mettendo in luce come la pratica contemplativa faccia bene al nostro cervello e al nostro benessere.

 

“Questo libro non vuole promuovere una particolare forma, un metodo o una tradizione di meditazione particolari. Al contrario, ciò che vorrei proporre sono i diversi modi in cui si può costruire il proprio rapporto con la meditazione. Potete passare ore sul vostro tappetino o semplicemente limitarvi a inspirare ed espirare consapevolmente più volte. Non importa. Qualunque sia l’esercizio che va bene per voi, porterà i suoi benefici. Scegliete quello che preferite, in base alle vostre esigenze del momento”.

Per approfondire:

La meditazione spiegata dalla scienza.
Come la meditazione plasma il cervello e favorisce il benessere
Steven Laureys 
Red Edizioni
2021

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