Kōyō, immergersi nel foliage giapponese

Il periodo che intercorre tra ottobre e novembre è il migliore per ammirare lo spettacolo del Kōyō. Questa parola giapponese significa “foglia rossa” ed esprime i mutamenti cromatici delle foglie in autunno.

Questa stagione è particolarmente amata in tutto il Sol Levante (come la fase primaverile che vede l’incantevole fioritura dei ciliegi, chiamata hanami).

Quando si parla di Kōyō ci si riferisce ai cambiamenti nei colori nella natura in generale. Ma la lingua nipponica racchiude termini specifici che indicano non solo la gradazione, ma anche la tipologia di pianta che si trasforma con l’arrivo dell’autunno.

Per esempio, quando si tratta degli aceri giapponesi ci si riferisce al “momiji”, in cui è racchiusa l’immagine della foglia dell’acero che diventa rossa. L’espressione “icho” indica invece l’albero del gingko biloba le cui foglie diventano di un giallo intenso.

Rispetto all’hanami – che è un simbolo dell’impermanenza e della bellezza dell’effimero –, lo spettacolo del Kōyō si prolunga per più settimane e i mutamenti autunnali del fogliame si verificano in diverse zone del Paese, da nord a sud dell’arcipelago. Proprio come accade per la fioritura dei ciliegi, così la tradizione del Kōyō è amatissima dai giapponesi.

Le diverse piante, perdendo lentamente le foglie, colorano i parchi e i giardini del Giappone di varie tonalità, dal rosso cremisi all’oro, al rame. Queste variazioni in natura sono l’occasione per visitare non solo boschi e spazi verdi cittadini, ma anche templi e santuari dove si respirano le tradizioni scintoiste.

Tra i luoghi più suggestivi (solo per citarne alcuni) vi sono: il Parco Nazionale Daisetsuzan, nel cuore di Hokkaido; il Parco nazionale Shiretoko; la valle di Naruko, tra pareti rocciose, boschi e gole; il tempio Usu Zenko-ji, dove si trova una delle statue del Buddha più antiche di tutto il Giappone; la regione di Nikkō, che racchiude luoghi incantevoli come il lago Chūzenji, l’altopiano di Kirifuri e le sorgenti termali di Kawaji e Yumoto; le gole di Shōsenkyō caratterizzate dallo scorrere del fiume Arakawa;

Tra i luoghi più suggestivi (solo per citarne alcuni) vi sono: il Parco Nazionale Daisetsuzan, nel cuore di Hokkaido; il Parco nazionale Shiretoko; la valle di Naruko, tra pareti rocciose, boschi e gole; il tempio Usu Zenko-ji, dove si trova una delle statue del Buddha più antiche di tutto il Giappone; la regione di Nikkō, che racchiude luoghi incantevoli come il lago Chūzenji, l’altopiano di Kirifuri e le sorgenti termali di Kawaji e Yumoto; le gole di Shōsenkyō caratterizzate dallo scorrere del fiume Arakawa; il tempio di Eikando a Kyoto (qui sotto nella foto).

L’idea che la natura sia rifugio di “spiriti” rimane ancora sentita nella cultura giapponese, nonostante sia comunque imperniata da una forte contemporaneità tecnologica.

La tradizione del Kōyō rievoca il principio dell’estetica giapponese chiamato mono no aware, che ci invita a essere consapevoli dei momenti fugaci della vita, inclusa la bellezza in natura, il suo lato effimero e il loro ineluttabile cambiamento.

Le foglie che cadono rappresentano la bellezza del momento presente
e la presa di coscienza che tutto è in continuo mutamento.  

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